SIAMO NEL 2020, C’E’ IL CORONAVIRUS E SIAMO MESSI ANCORA COSI’ SULL’ANTIFASCISMO … POVERA ITALIA!

Poi dici i classici, ovvero quei libri, quei romanzi, che – al di là dell’epoca in cui sono stati redatti, di chi li abbia scritti e per quale pubblico siano stati realizzati – hanno un valore realmente universale, eterno.

Così, dopo la sentenza di condanna, con rito abbreviato del GUP di Milano, riguardo il corteo tenuto, come ogni anno, in memoria di Sergio Ramelli, attivista degli anni 70 dell’allora Fronte della Gioventù, morto appena diciottenne per mano dei militanti di Avanguardia Operaia, il parallelismo con il tema della giustizia trattato ne “I Miserabili” è stato pressoché automatico.

Infatti se nel capolavoro di Victor Hugo uno dei protagonisti, Jean Valjean, dovendo provvedere alla sorella e ai figli di questa, per disperazione si trova costretto a rubare un tozzo di pane e per questo “crimine” viene ingiustamente condannato a ben cinque anni di lavori forzati, con la condanna di 5 dirigenti della destra extraparlamentare – perché, a detta dei giudici: “1.200 persone … riunite in modo compatto, che insieme rispondono alla chiamata al presente e contemporaneamente alzano il braccio nel saluto romano con orgoglio ed entusiasmo, certamente creano in soggetti che si ritrovano nelle loro idee una suggestione, una forza, una evocazione del passato regime tali da rappresentare un concreto tentativo di proselitismo e, quindi, un concreto pericolo di raccogliere adesioni finalizzata alla ricostituzione di un partito fascista” – non solo l’ingiustizia applicata dalle istituzioni sembra essere la medesima, ma anche la persecuzione contro gli ultimi.

Si, gli ultimi, perché così dobbiamo considerare quelle persone che per le più disparate motivazioni risultano avere delle idee eretiche rispetto al sistema attuale e che per tali convinzioni sono bandite, di fatto, dalla possibilità di ricoprire ruoli apicali all’interno di questa società malata.

Quanto qualunquismo e pressapochismo nei giudizi, quanti errori storiografici per ignoranza o dolo, quanta volontà di spalare fango su chi la pensi diversamente da noi.

Se non fosse così l’ONU non avrebbe mai potuto dedicare il 09 novembre quale Giornata Mondiale contro il razzismo, il fascismo e il nazionalismo, tre cose tra di loro certamente correlate, ma anche, tre situazioni, storicamente, completamente distinte: cosa c’entra infatti il nazionalismo con il fascismo ed il razzismo?

Gli Stati Uniti, ad esempio, sono una nazione fortemente nazionalista, così come la Russia, la Cina o la Francia. Ora, per una qualsiasi proprietà transitiva, potremmo mai dire che a guidare le cancellerie di Washington, Mosca, Pechino e Parigi vi siano oggi dei regimi fascisti? Credo che nessuno lo pensi così come nessuno potrà mai  accusare queste stesse Nazioni di essere razziste? Certo che no! Anche perché, in tutto il globo terracqueo, non vi è nessuno, sano di mente, che possa muovere simili accuse.

Ma se ciò è, pacificamente e facilmente, riscontrabile da chiunque, mi si può dire cosa c’entra, sotto un profilo puramente storico, l’accostamento simbiotico tra fascismo e razzismo?

Certo il regime Mussoliniano nel 1938 promulgò le leggi razziali con le quali tutti gli ebrei italiani, compresi coloro i quali rivestivano ruoli di rilievo all’interno del regime, furono allontanati dagli incarichi pubblici, subirono forte limitazioni della proprie libertà personali, patirono umiliazioni inenarrabili, ma mai e poi mai patirono la morte e lo sterminio prima dell’8 settembre 1943, data ufficiale del collasso del Regno d’Italia e dell’ascesa del predominio diretto dei nazisti in Italia.

Se si leggono infatti, sull’enciclopedia Treccani, le voci fascismo e nazismo redatte negli anni 30, ci si renderà subito conto delle differenze sostanziali e profonde tra i due sistemi politici.

Fu il nazismo ha perseguire una vera e propria politica razziale fatta di sterminio, violenza e sopraffazione, non il fascismo.

Se a questo, poi, si aggiunge anche il fatto che in quegli stessi anni, in regimi democratici come l’Unione Sudafricana e gli Stati Uniti, vi erano leggi segregazioniste che perdureranno ben oltre il tracollo delle Potenze dell’Asse, ecco che il fenomeno fascista si incornicia in un quadro molto più ampio e complesso.

Rendere simbiotici fascismo e nazismo sarebbe un errore alla pari di legare in maniera indissolubile il socialismo al comunismo: certo, in ambedue i casi l’uno deriva dall’altro, ma è anche vero che l’uno è la sclerotizzazione dell’altro e non ammetterlo sarebbe inopportuno.

A riprova di quanto scientificamente sto affermando basterà ricordare che, negli anni 30, il fascismo si instaurò in molti Paesi del mondo e tra questi non possiamo non citare il Portogallo, la Spagna e la Grecia, nei quali, da quel che sappiamo, mai furono perseguitati gli ebrei.

Ora questa lunga premessa storica mi sembrava opportuna per meglio inquadrare il “problema” del cosiddetto Neofascismo Italiano rispetto al timore che esso possa o voglia, in qualche modo, ledere ed attentare alle libertà costituzionali.

Va infatti precisato che nell’Anno di Grazia 2020, a quasi 100 anni suonati dalla Marcia su Roma, il sostrato culturale, temporale, ideologico, di coloro i quali si richiamano in maniera più o meno aperta all’esperienza “fascista” non è certamente quella dei Fasci di Combattimento degli anni 20, né certamente quella della Repubblica Sociale, perché tra queste realtà e la società politica odierna vi sono in mezzo almeno 3 generazioni di attivisti, due forme differenti di Stato (1 e 2 Repubblica) e due grandi partiti di massa postfascisti: il Movimento Sociale Italiano – Destra Nazionale ed Alleanza Nazionale; ergo, volenti o nolenti, questi fascisti, se così volete definirli, sono il risultato annacquato, adeguato, e corretto rispetto a quello citato nelle disposizioni transitorie e finali della Costituzione.

Mi permetto di dire questo perché chi sta scrivendo, classe 1975, si è iscritto giovanissimo al MSI ed al Fronte della Gioventù, avevo solo 15 anni.

Mi iscrissi convintamente e pieno d’entusiasmo perché ero, allora come oggi:

  • Contrario alla NATO;
  • Fiducioso che si potesse percorrere una terza via alternativa al Capitalismo più spinto ed al Comunismo;
  • A favore dell’interesse pubblico che doveva, sempre e comunque, prevalere sull’interesse privato;
  • Idealmente convinto che le Nazioni nascono dal sangue e dalla lotta e non da semplici accordi scritti;
  • Certo che tutti i popoli abbiano diritto ad una loro terra, e che ogni popolo vada rispettato per la propria storia e per la propria cultura;
  • Orgoglioso di essere italiano;
  • Cosciente della missione storica del nostro Paese nel Mediterraneo;
  • Irredentista verso i territori che ci furono strappati con la fine del Secondo Conflitto Mondiale.

In tutti questi anni né io, né le persone che hanno fatto politica al mio fianco abbiamo mai nutrito odio verso persone di religione ebraica, musulmana o di qualsiasi altro credo, né ho avuto o abbiamo avuto, atteggiamenti ostili verso essere umani, di altri etnie rispetto alla nostra o che non fossero cittadini italiani.

Per quel che mi riguardo tengo a precisare che:

  • Sono incensurato;
  • Ho sempre votato ad ogni tornata elettorale;
  • Pago regolarmente le tasse;
  • Ho svolto volontariamente il mio servizio di leva presso la Brigata Paracadutisti Folgore mentre molti miei coetanei, all’epoca, facevano di tutto per non regalare questo anno d vita allo Stato;
  • Ho sempre studiato nelle Scuole ed Università pubbliche e in queste sedi mi sono plurilaureato;
  • Ho svolto negli ultimi 30 anni di vita attività politica e giornalistica a titolo del tutto gratuito, per il solo bene del mio Paese.

In altri termini mi ritengo un cittadino modello, una persona rispettabile, un galantuomo e in altri tempi, quando ero iscritto al Movimento Sociale, o partecipato a qualche funerale, come quello di Pino Rauti a Roma o del Sindaco di Chieti, Nicola Mario Cocullo, nel 2015 ho fatto il saluto romano perché così si usa, da sempre, in quella circostanza … dunque questo fa di me un criminale??? Un uomo che vuole attentare alle istituzioni democratiche???

Ma stiamo scherzando???

Ma chi in Italia, nel 2020, se pur iscritto ad un movimento di estrema destra e non è il mio caso, vuole attentare alla Costituzione per riportarci ad un Stato Totalitario tipo quello cinese? Nessuno!

La libertà è un sentimento talmente radicato nel cuore di ogni singolo italiano che le rivolte avvenute negli ultimi tempi a seguito delle restrizioni imposte dai vari DPCM ci manifestano proprio come coloro i quali vengono accusati di voler sovvertire l’ordine democratico sono i primi a scendere in piazza per difendere questi dettati costituzionali. Quindi di cosa stiamo parlando?

Il problema è forse rappresentato da un saluto, da una maglietta, da una statuetta, che ha il medesimo valore simbolico di un Padre Pio appeso nell’auto di un killer mafioso o dalla volontà di taluni movimenti che, se pur non si rifanno minimamente al ventennio, sanno essere molto più violenti, eversivi e disgreganti per la società?

Per essere più concreti e chiari, sono più pericolosi i “Fascisti su Marte” o gli Integralisti di ogni ordine e grado, le varie Trilateral, le logge segrete, i comitati d’affari, che volevano e vogliono riformare il Paese:

  • Svilendo il Parlamento;
  • Desertificando il settore produttivo;
  • Privatizzando la scuola e l’ordine pubblico;
  • Cedendo costantemente fette di Sovranità Nazionale;
  • Distruggendo la nostra identità Linguistica, Culturale e Nazionale.

Sono certamente più pericolosi questi ultimi ed allora basta perseguitare una buona fetta di italiani per distrarre l’opinione pubblica dalle vere e proprie emergenze.

In fondo se un filosofo come Voltaire, che certamente ne sapeva molto di più di tutti questi soloni contemporanei messi insieme, soleva dire: << Io combatto la tua idea, che è diversa dalla mia, ma sono pronto a battermi fino al prezzo della mia vita perché tu, la tua idea, possa esprimerla liberamente>> non si capisce perché non si lasci, ancora oggi, libero sfogo alle idee altrui … tanto esse stesse saranno il limite e la fine, di quelle più deboli.

Lorenzo Valloreja

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