LUNA DI FIELE

Tempo fa mi chiedevo di come i presidenti delle regioni che durante il lockdown avevano massacrato maggiormente i propri corregionali, poi siano stati rieletti a furor di popolo dagli stessi con maggioranze schiaccianti. La risposta me la diedi contemplando gli effetti della “Sindrome di Stoccolma”. Ovvero quella forma di alterazione psicologico-affettiva per cui le vittime tendono a solidarizzare con il proprio aguzzino, e addirittura ad amarlo! Queste manifestazioni si presentano spesso in contesti di di violenza domestica per cui il partner dominante, alternando gesti di violenza a gesti di amore, viene percepito dall’altro come una persona un po’ più passionale e focosa della norma.

Quindi penso sia stato questo semplice meccanismo psicologico ad aver spianato la strada della rielezione al governatore campano Vincenzo De Luca. In sintesi gran parte dei campani si sarebbero sentiti protetti e difesi dal proprio governatore durante il lockdown, nonostante De Luca abbia instaurato un vero e proprio stato di polizia calpestando i diritti e le libertà di tutti i cittadini sotto la sua giurisdizione. Però c’è un “però”. A poco più di un mese dalla trionfale rielezione del sopracitato governatore sembra che la seconda luna di miele col suo popolo sia già drammaticamente conclusa e si sia trasformata dall’oggi al domani in una “luna di fiele”. Si perchè all’annuncio di una nuova chiusura totale questa volta i cittadini partenopei hanno risposto all’unisono con un NO deciso e categorico. Come è stata possibile questa repentina disaffezione del popolo verso il proprio governatore? Non sono un sociologo ma, come comune cittadino, posso solo dare alcune deduzioni basandomi su fatti reali.

Il primo fatto reale e inconfutabile è che De Luca, come si suol dire, è un “personaggio”. Una persona perennemente sopra le righe e che non passa di certo inosservata.Tanto che l’imitazione fattane da Maurizio Crozza è diventata il cavallo di battaglia del comico genovese. Anzi tale imitazione risulta così realistica che spesso capita di confondere il Vincenzo De Luca reale con l’imitatore e viceversa. E purtroppo sembra di capire che il governatore campano si sia immedesimato, anche troppo, nella propria caricatura. Si perchè nella parodia fatta da Crozza De Luca viene rappresentato come un ducetto spocchioso e prepotente. Ma è evidente che non si può vivere di prepotenza a lungo. E come nelle dinamiche domestiche la vittima riesce a pazientare finchè il “bastone” viene alternato alla “carota”, così quando il bastone prevale su tutto inevitabilmente la vittima si ribella. Ed è proprio ciò che è accaduto a Napoli.

Ma non bisognava possedere particolari doti mistiche per prevedere ciò che sarebbe accaduto. Chi scrive, in tempi non sospetti, aveva pronosticato che chiunque avesse imposto un secondo lockdown avrebbe anche innescato una rivolta di popolo. E’ una questione di logica. Se durante la prima chiusura totale la gente era spaurita e disorientata e si suicidava per ciò che aveva perso o che rischiava di perdere, con la seconda chiusura ci siamo trovati alle prese con gente molto più consapevole e che non ha più niente da perdere. Come quelle squadre di calcio sull’orlo della

retrocessione che si giocano il tutto per tutto e riescono anche a vincere contro la prima in classifica!

Poi chiunque potrà sminuire o strumentalizzare le proteste in Campania, però alla base di tutto c’è il fatto che a Napoli, come in tutto il sud, gran parte dei lavoratori non sono tutelati e giocoforza si è quasi costretti a lavorare “in nero”. Ma proprio per arrivare a fine mese. E quindi una nuova chiusura totale può voler dire una sola cosa:fame. E per scongiurare la fame si è disposti a tutto. Anche a stracciare provvedimenti assurdi e liberticidi e a sfidare le Forze dell’Ordine.

Quindi sembra che il capoluogo campano sia stato il classico granellino di sabbia capace di inceppare il meccanismo più sofisticato. Ed è interessante notare che la Campania, pur essendo la prima regione in Italia per beneficiari e richiedenti reddito di cittadinanza, sia stata anche la prima a ribellarsi ad uno stato iniquo e oppressivo. A dimostrazione che la dignità di un popolo non ha prezzo.

Alessio Paolo Morrone

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