COME FOSSI “ANTANI”: LA “SUPERCAZZOLA” COMPIE 45 ANNI

Mario Monicelli, si sa, è stato un maestro della “Commedia all’Italiana” – e nello specifico di quella commedia che forse il pubblico ha più amato, cioè non quella dei lieto fine e dei finali leggeri, ma quella dei personaggi “amari”, dove il disincanto e la malinconia la fanno da padrona – e con il film “Amici Miei”, pensato da Pietro Germi prima, ma realizzato poi, nel 1975, dal viareggino d’adozione, che Monicelli è entrato a pieno titolo nell’olimpo dei registi.

Un film sull’amicizia, su quella ϕιλία (filía) maschile, che ahimè è tramontata, è scomparsa, come l’Italia narrata e rappresentata nel film.

Certo, oggi una simile pellicola non avrebbe mai trovato né un produttore né un regista disponibile a dare corpo a personaggi così meschini e misogini.

Quella, infatti, era un’Italia completamente diversa rispetto all’odierna: i bar, ad esempio, erano locali prettamente maschili, dove le donne, se vi entravano, erano solo accompagnate e mai sole; i parrucchieri unisex ancora non esistevano ed i barbieri non scolpivano né le barbe né sapevano cosa fosse un taglio hipster, semmai, con puntualità quasi alemanna, regalavano ai loro clienti, sotto le feste di natale, il mitico calendario tascabile delle “frivolous girls”.

Insomma, stiamo parlando di un’altra “era geologica” in cui i dinosauri che dovrebbero estinguersi sono perfettamente consci del destino che li attende ed è in conseguenza di ciò che si comportano altrimenti.

La scanzonatezza ad esempio dei cinque protagonisti: il Conte Mascetti (Ugo Tognazzi), il giornalista Perozzi (Philippe Noiret), il tabaccaio Guido Necchi (Duilio Del Prete), l’architetto Rambaldo Melandri (Gastone Moschin), il chirurgo Alfeo Sassaroli (Adolfo Celi), è la risposta forte e simmetrica al nuovo femminismo, al solidarismo più o meno marxista che sembra divenuto egemone in quei terribili anni di piombo.

Per certi versi “Amici miei” è senz’altro la pellicola più conservatrice che io conosca.

Infatti, le donne, o meglio le mogli e le amanti, in tale contesto, appaiono sempre confinate in ambientazioni  domestiche: camere d’albergo, scantinati, ristoranti, abitazioni, feste casalinghe, mentre gli uomini, meglio ancora se in quintetto, si muovono sempre e solo nel mondo reale: sedi di giornali, cliniche, bar, strade e piazze.

Ma, al di là di tanta evidente ottusità mentale, quell’Italia, era sempre molto meglio di quella attuale, dove:

  • In nome del politicamente corretto, non siamo più capaci di crescere ed educare delle generazioni mentalmente ed emotivamente sane;
  • Se un uomo viene lasciato dalla propria donna è capace di sfregiare, prima, la propria ex con l’acido e poi, di togliersi la vita;
  • In nome di un’uguaglianza di facciata e delle pari opportunità di comodo, un uomo separato, se è veramente onesto, con molta probabilità, si ritroverà a vivere nella propria auto … ammesso e non concesso che ne abbia una.

Insomma, vedendo il capolavoro di “Amici Miei”, non è da qualunquisti affermare che si stava meglio quando si stava peggio, non fosse altro perché, quell’Italia, aveva ancora la forza di riderci su.  

Lorenzo Valloreja

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