BASTA SCHERZARE, OCCORRONO LEGGI SPECIALI CONTRO I PIROMANI: LA PENA DI MORTE!

Gli incendi dolosi, ahimè, non sono una novità in Italia.

Ogni anno, durante la stagione estiva o nei periodi estremamente “secchi” e di siccità, degli sciacalli criminali, erroneamente chiamati “PIROMANI”, si avventano contro il nostro patrimonio boschivo e lo fanno per i più disparati motivi: speculazione, ignoranza, follia. Ma, sia quel che sia, questi soggetti non possono e non devono, in alcun modo beneficiare, né, della nostra comprensione, né, della nostra pietà, né, men che meno, di una qualche pratica rieducativa.

Infatti, dati i tempi in cui viviamo, questi “vuoti a perdere” sono, a tutti gli effetti, solo dei “TERRORISTI” ed anche della peggiore specie.

Tanta acrimonia nei loro riguardi di sicuro non ci è data dal fatto che l’Ortis non sia un giornale cosiddetto ambientalista, o meglio “GRETINO”: siamo infatti convinti che i cambiamenti climatici in atto, più che legati ad una reale azione umana, siano la naturale conseguenza delle eterne oscillazioni da un’era glaciale all’altra (ora, ad esempio, siamo nel pieno dell’interglaciazione, cioè nel periodo più caldo che precede una nuova glaciazione), quanto dall’evidente capacità autodistruttiva del genere umano, quella sì, capace di accelerare la nostra estinzione di massa che, nella storia del nostro pianeta, sarebbe la numero 6.

Ora, gli alberi, per chi ancora non lo sapesse:

  • Assorbono l’anidride carbonica e ci donano l’ossigeno, gas importantissimo per la vita di ogni essere vivente;
  • Difendono il territorio dal dissesto idrogeologico;
  • Respingono la desertificazione.

Pertanto, in questa Italia prostata economicamente a morte dal COVID-19 e, nello specifico, in una l’Aquila che ancora annaspa a più di dieci anni di distanza dal terremoto del 2009, è veramente da criminali e, scusate il francesismo, da teste di c…o appiccare incendi su per le colline e le montagne abruzzesi.

Avete idea di quanto siano costate alla collettività tutte le operazioni di soccorso per tentare di spegnere un incendio che ormai divora ettari ed ettari di boschi da una settimana? Un enormità! E tutto questo senza contare i danni alla tenuta idrogeologica ed alla fauna ivi presente.

Niente, per i responsabili di questo “massacro”, le manette non bastano, non vi è cifra, infatti, che potrebbe mai ripagare un simile danno, occorrono pene esemplari che scoraggino chiunque dal emulare simili gesti inconsulti, ecco perché l’Ortis, per questi soggetti chiede il ripristino della “PENA DI MORTE”, possibilmente da eseguirsi con fucilazione alla schiena, come si conviene con i traditori dell’umanità.

Traditori, si, perché un uomo che da volontariamente fuoco ad una foresta, in questo preciso momento storico in cui le risorse scarseggiano come non mai, lo fa, tradendo i propri figli ed i propri fratelli, distruggendo il futuro di sé stesso e degli altri.

Di fronte a tanta sconsideratezza cosa vuoi pretendere di rieducare? Meglio sarebbe allora, come diceva Mao Zedong: << punirne uno per educarne altri cento! >>, ma per fare questo, cioè individuare almeno qualche colpevole con le mani sporche di marmellata, accorerebbero telecamere tra gli alberi e droni forestali.

Si sa, volere è potere, ed è anche da questa attenzione verso l’ambiente ed il paesaggio, che si misura il diritto o meno, ad esistere per un popolo.

Lorenzo Valloreja

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