LA FOLLIA POLITICAMENTE CORRETTA NEGLI USA CONTINUA: ORA E’ LA VOLTA DELLE BANDIERE. MA IN FONDO, SERVE SOLO A NON FAR RIELEGGERE TRUMP.
Apprendo che il Mississippi, stato degli Stati uniti d’ America, ha visto approvata da entrambe le sue camere legislative l’ abrogazione della sua bandiera di stato dell’ Unione. Ora può essere formalmente introdotto un disegno di legge per cambiarla. Molto probabilmente, con l’ aria che tira, esso verrà approvato, e una commissione progetterà un nuovo vessillo di stato da affiancare nelle assisi locali alla ben più famosa stars and stripes federale, da votare a novembre.Il governatore repubblicano Tate Reeves è assolutamente favorevole a tutto l’ iter: “.. la discussione sulla bandiera del 1894 è diventata divisiva quanto la bandiera stessa, ed è ora di finirla”, ha scritto su Twitter, aggiungendo: “Non dobbiamo illuderci che un voto in Campidoglio basti, il compito che abbiamo di fronte è riunire lo Stato”. La deputata democratica di colore Barbara Blackmon ha commentato: “Non avrei mai pensato di vedere la bandiera cadere durante la mia vita”.
Insomma: cosa non si fa per impedire la rielezione di Donald Trump. Ma non è di oggi, o di una settimana o di un mese fa, il furore iconoclastico verso i segni della propria storia, l’emergenza elettorale l’ ha solo resa virulenta oltreoceano: la fredda pedanteria di oggi con la storia del Black lives matter, tra inginocchiamenti (qualcuno dice, di matrice massonica ma non sono abbastanza documentato), distruzioni di statue di chi ha fatto la Storia in un modo che non piace, e dannazioni di bandiere è però sempre più inquietante e millenaristica.
Che cosa avrebbe di osceno la bandiera del Mississippi? E’ molto semplice: un vasto angolo superiore sinistro di essa è esattamente la bandiera militare degli stati confederati che tentarono di separare la loro strada da quella dell’ Unione diretta dal presidente Abraham Lincoln, convinto antischiavista. Ma se Lincoln professava questo orientamento umanitario assolutamente condivisibile per quanto riguarda anche me e noi de L’ Ortis, l’ abolizione della schiavitù fu redatta da costui solo nel corso avanzato della guerra (1861-1865) sperando di indebolire il fronte interno confederato (spregiativamente “sudista”) già in grave difficoltà e avviato alla disfatta, a causa del blocco navale della marina di Washington. Infatti, al blocco industriale e capitalistico dell’ Unione a trazione “nordista” interessava l’ annientamento dell’ economia agricola del Sud in effetti notevolmente basata sul lavoro schiavistico. Il mondo di Via col vento soccombeva dinanzi all’ oro, alle banconote e alle industrie belliche.
Quando l’ assassino di Lincoln a guerra praticamente finita (un attore che assai difficilmente avrebbe avuto tanta fama calcando le assi del palcoscenico in modo innocuo), saltò sul palcoscenico (neanche a farlo apposta) del teatro Ford di Washington gridando “Sic semper tyrannis” fu il canto del cigno di una certa America più europea e “tradizionalista” che americana e modernista. Infatti, uno della congiura finì tra gli zuavi di Pio IX e non pochi “gentiluomini del Sud” si erano trovati già nelle nostre vicende risorgimentali dalla “parte sbagliata”; e Lincoln offrì a Garibaldi persino il comando delle forze unioniste, cortesemente declinato.
Ma la riconciliazione nazionale impose di limitare l’ umiliazione dei vinti: ecco quindi perché questa strana bandiera, e tante statue di generali confederati. Ma aldilà di anni di occupazione militare degli stati “ribelli” e l’ inevitabile collasso del già detto sistema economico con relative svendite di latifondi, non vi fu epurazione militare e in fondo nemmeno politica. La resa del generale Lee fu un atto militare, non la costituzione di un capo di briganti o pistoleros. Vi era all’ epoca certo un Pensiero dominante (quello liberale e liberaldemocratico) ma non ancora un Pensiero Unico e la correttezza politica. E’ semplicemente folle che ad oltre un secolo e mezzo, tutto si rimetta in discussione solo per porre fine all’ era Trump.
E se proprio posso essere sincero, non nego che Abraham Lincoln sia stato un grande presidente americano, però ritengo il suo assassino John Wilkes Booth un eroe della causa confederata e del più profondo spirito americano di Libertà: e questa è Storia di sicuro politicamente scorretta, ma non cieca e ipocrita ideologia.
A. Martino
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