ADDIO ALLA PARATA DEL 2 GIUGNO. IL CORONAVIRUS E’ SOLO UNA SCUSA, E I GIALLOROSSI ESULTANO
Leggiamo su fanpage.it a proposito della eliminazione della parata militare del 2 giugno: ” è un’occasione per dire addio a una manifestazione obsoleta e lontana dai valori della Costituzione”. E ancora: ”Domani niente parata militare per le strade di Roma a causa dell’emergenza coronavirus. Soldati in mimetica, fucili e mitragliatori non sfileranno per le strade della capitale tra ali di cittadini che sventolano tricolori e le tribune assiepate delle più alte cariche dello Stato. Uno stop che sarebbe bello si trasformasse in un addio definitivo a un’esibizione inutile di marce e passo dell’oca, a un rito ripescato nel 2000 dall’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, che ha fatto ritornare in auge un appuntamento che possiamo prendere come simbolo di un nuovo sciovinismo e di un nuovo sentimento nazionalista in Italia.”……..
A seguire, alcuni consueti stereotipi sulla “parata che dovrebbe essere della società civile” (insomma un ibrido tra il gay pride e il corteo sindacale, bandiere rosse e arcobaleno, Bella ciao e Alzati che si sta alzando la canzone popolare; abbiamo capito già tutto).
Innanzitutto: vorrei puntualizzare ai pacifisti giallorossi, solitamente ignari di militaria un po’ per atteggiamento di sufficienza un po’ per banale ignoranza storica, che in nessuna parata repubblicana è stato mai usato dalle forze in sfilata il passo dell’ oca. Per rendersi conto di quello che esso è, pregasi documentarsi con le parate dell’ Armata Rossa, dell’ esercito del Terzo Reich ma anche di quello guglielmino, e anche, è vero, quelle dei nostri militari ma nei pochi anni dell’ alleanza Roma-Berlino-Tokio. Comunque sia, il passo dell’ oca è una quintessenza di militarità nonostante il rimando alle movenze di un animale ben poco marziale e bellicoso: le marce di prova sono, si dice, una vera e propria sessione di atletica impegnante particolarmente gambe e tendini.
Di fatto, questo è probabilmente il governo più antimilitarista (o antimilitare) della storia d’ Italia. La filosofia in materia di Giuseppi (e più o meno dei grillini) è che le forze armate sarebbero una specie di anticaglia fascistoide e di “violenza di Stato”, da soppiantare, certo con gradualità e relativa prudenza, con l’ampliamento di organico e mansioni della Protezione civile. Una perfetta visione del mondo da eunuchi e “perdenti totali”, per dirla con Donald Trump.
Furono cronaca gli attriti, proprio da incompatibilità di carattere e filosofie di fondo, della “ministra” Trenta con i vertici militari. Le cose vanno leggermente meglio, con un piddino a capo del dicastero della Difesa: la tradizione postcomunista è indubbiamente più vicina a un minimo di senso patriottico, ma certo, anche ed ovviamente dalle parti del Nazareno, più che il tricolore, sventola da anni l’ arcobaleno.
Colpisce questa volta il prendersela con Carlo Azeglio Ciampi, che avrebbe nel 2000 “ripescato il rito” come la stessa festività della fondazione repubblicana ignorando forse la identità resistenziale e azionista di costui, la dice lunga sul disfacimento in atto dell’ identità nazionale, alimentato dal main stream e dal Pensiero Unico. Ed è davvero singolare che si ignori come dovunque ma davvero ovunque, salvo che in Germania e in Giappone, la grande parata militare (in ragione e proporzione del peso geopolitico e identitario del rispettivo paese), sia una irrinunciabile e galvanizzante emozione collettiva.
La specificità tedesca e giapponese non è casuale: se la Germania della sottomissione atlantista ha rinunciato più marcatamente alla identità, il Giappone lo ha piuttosto fatto con la geopolitica, ma i loro sistemi-Paese alla lunga hanno mostrato più capacità di resistenza e protagonismo. Occorre farla finita con le ultime velleità dell’ altro grande perdente della seconda guerra mondiale (vale a dire noi), dopo avergli tolto moneta e sovranità; e anche qui, in fondo l’ abolizione della parata del 2 giugno dimostra che per lor signori questa famigerata pandemia, se non ci fosse bisognerebbe inventarla.
Ma di questo, non si rendono conto neanche gli ascari sorosiani di fanpage.
A.Martino
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