CONTE NOVELLO CHURCHILL NELL'”ORA PIU’ BUIA”? SECONDO L’UNIVERSITA’ DI HARVARD, NO.
Ma all’ estero, cosa si pensa della gestione italiana della pandemia, che dovrebbe fare da paradigma mondiale almeno “occidentale”, sia in positivo che in negativo giacché la Cina da un certo punto di vista politico e sociale gioca “un altro campionato”?
Ebbene, i pareri non sono affatto concordi e nei giorni scorsi sull’ autorevole Harvard business rewiew (pubblicazione del prestigiosissimo ateneo che non è di certo un santuario destrorso o sovranista) è apparso uno studio dal titolo (ovviamente tradotto in italiano) che suona “ Lezioni dalla risposta dell’ Italia al Coronavirus”. L’ Italia, in sintesi, sarebbe un modello fondamentalmente negativo. Sfortuna a parte, ci concedono espressamente: il che è una premessa non tanto banale, ma coinvolgente persino aspetti metafisici che vogliamo assolutamente sorvolare.
Si inizia col parlare di “fallimento sistematico di assorbire ed agire sulla base delle informazioni esistenti in modo rapido ed efficace”, e non è poco per una esposizione tendenzialmente asettica e non polemica quale uno scritto scientifico.
Soprattutto, i tre scienziati Gary Pisano, Raffaella Sadun, e Michele Zanini contestano il meccanismo psicologico collettivo per cui non solo i politici con le loro motivazioni ideologiche ( l’antirazzismo, “Milano non si ferma”, persino una campagna televisiva, non dimentichiamola…!) ma anche tanti di noi, sono andati a “scegliersi” i pareri scientifici più rassicuranti per ignorare le Cassandra quali il professor Burioni.
“A fine febbraio i politici italiani si stringevano le mani a Milano per sottolineare che non c’erano rischi e che l’economia non doveva fermarsi per via del virus, una settimana dopo uno di loro era positivo al Covid-19 (credo Zingaretti, nda)”.
Il gradualismo delle misure di contenimento, poi, avrebbe addirittura agevolato il virus (basti pensare alla fuga di massa in qual fatale sabato sera dell’ improvviso esodo verso sud ) dopo le disgraziate “indiscrezioni”.
Infine, per relativamente molto tempo, il governo si sarebbe rifiutato di assecondare le misure piuttosto drastiche, relativamente da subito, delle regioni Lombardia e Veneto, facendolo solo, forse, troppo tardi. Ma perché?
In sintesi quindi, la rapidità e uniformità delle misure è la ricetta che si apprenderebbe dagli accademici statunitensi: “non c’è tempo da perdere, dato l’avanzamento esponenziale del virus”. E credo proprio che Donald Trump e l’ amministrazione federale USA ne terranno conto.
A.Martino
Lascia un commento