ECCO IL “NOSTRO” PAPA, TRA CHIAMATE ALLA PREGHIERA E ALLA LETTURA DEL VANGELO : PERO’…
Sono impressionanti le immagini di una surreale domenica romana della scorsa settimana dal clima beffardamente da mese di aprile più che di marzo col solito sole ininterrotto che spacca la terra delle campagne ( la siccità passa inosservata in questo disastro). In essa, surreale in quanto desertificata dalla pestilenza ( diciamolo senza tecnicismi medici), Papa Francesco claudicante e solitario con un minimo seguito a distanza, si recava in una chiesa dal crocefisso ritenuto miracoloso a chiedere di “liberarci dal male”: una sorta di pellegrinaggio solitario, mesto e meditante. Uno dei compiti primari di un Pastore, da duemila anni.
La raffigurazione plastica della solitudine di un uomo di Dio in questa società tremendamente, e legittimamente impaurita. Nessun “Viva il papa!” magari anche dalle finestre, tanto meno nessuno che si avvicinasse : anche il Vicario di Cristo è un potenziale appestato, si sa. Parimenti agghiacciante la benedizione all’ Angelus di oggi ( 22 marzo, ndr) dalla famosa finestra su una Piazza San Pietro TOTALMENTE deserta.
L’ affetto per il papa non è per l’ ombra di Dio sulla terra, ma solo per una icona pop che i media main stream hanno strumentalizzato per le sue dichiarazioni purtroppo antisovraniste e apparentemente pensierouniciste, anche se spesso “estrapolate dal contesto” e qualche volta, persino spurie. E qualcuno ha anche squallidamente criticato nell’ occasione, una sorta di “licenza di passeggio”.
Ma fondamentalmente, l’ossessione antisovranista e la forte spinta modernista nel pontificato bergogliano ci sono, indubbiamente. E il sentirci ripetutamente accostati addirittura a Adolf Hitler ci sconcerta, questo ci venga almeno concesso considerati anche i possibili risvolti personali. Anche perché quei poteri della finanza mondialista cui d’ altronde il Santo Padre tante volte ha rivolto la sua condanna giustamente additandoli come antiumanisti e fautori dello “scarto”, non cercano che autorevoli avalli per attaccarci e screditarci il più possibile.
Ma siamo pronti a inchinarci dinanzi a questo vecchio sommo sacerdote dal passo doloroso in solitario pellegrinaggio, e in preghiera per tutti nella grande pestilenza: è il papa che ci piace, e a cui idealmente baciamo l’ anello, anche se sappiamo che gli dà fastidio. Lo ringraziamo da figli spirituali per il ricordarci la forza della preghiera universale da lui chiesta per un Padre nostro mondiale fra qualche giorno, e per invitarci alla lettura della Parola di Dio.
Però qualche giorno fa in una intervista a La Stampa (rigorosamente laica quanto La Repubblica sua più abituale confidente col “piissimo” fondatore Eugenio Scalfari) Papa Francesco dice che in questo frangente non vuole “distinguere tra credenti e non credenti. Siamo tutti umani”, afferma Bergoglio, “e come uomini siamo tutti sulla stessa barca” cosicché “nessuna cosa umana deve essere aliena per un cristiano: qui si piange perché si soffre. Tutti. Ci sono in comune l’umanità e la sofferenza”.
E purtroppo torna la “religione dell’ umanità”, per chi della storia del pensiero qualcosa sa. Non una parola sul Salvatore, o sull’ intercessione di Sua madre da implorare. E’ come se il rifiuto del “proselitismo”, dinanzi a certi interlocutori, lo bloccasse : strano…
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A.Martino
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