ASPRO SCONTRO ISTITUZIONALE TRA GOVERNO E REGIONE LOMBARDIA:DUE MONDI DIVERSI.
Ma è possibile che prima o poi, in Italia, tutte le emergenze e le criticità finiscano in veleni, rancori, divisioni laceranti?
E’ possibile sì : perché non si resiste mai alla tentazione, da eterni guelfi o ghibellini, di approfittarne per aggredire l’avversario politico, l’ “altra parrocchia” o molto meno bonariamente l’ “altra parte della barricata”.
Ebbene, che Conte abbia tentato e tenti, peraltro con scarsa decisione e determinazione (insomma ce prova come dicono a Roma) di attaccare attraverso la Regione Lombardia la sua bestia nera Salvini (ex ministro dell’ Interno nel suo precedente governo nell’ altra vita politicamente parlando) è fuori discussione, innegabile, agli atti giornalistici fino a configurare un commissariamento con “pieni poteri” (ma non sono il sogno proibito di Salvini?) .
Quello che mi ha colpito è la durissima reazione, al limite della frattura istituzionale e dell’unità nazionale finanche, delle autorità regionali lombarde.
Ma cosa si era permesso di dire il premier Giuseppe Conte, per suscitare tanta ira?
Ebbene, senza riferirsi a una struttura sanitaria in particolare, aveva parlato di “gestione di una struttura ospedaliera non del tutto propria secondo i protocolli prudenti che si raccomandano in questi casi”. Insomma, un ospedale non avrebbe seguito scrupolosamente i protocolli favorendo il contagio.
Conte aveva poi parlato del sistema sanitario nazionale ed espresso una valutazione generale su di esso adombrante però esplicitamente una esautorazione ad acta delle autorità regionali.
“È costruito su base regionale e non è predisposto per affrontare una emergenza come questa. Dobbiamo essere pronti anche ad adottare misure che contengano le prerogative dei presidenti di regione. Se dovesse aumentare il livello di emergenza, ci sarebbero queste misure straordinarie. Dobbiamo evitare che alcuni presidenti di regioni fuori dalle aree di contagio possano adottare iniziative che non sono giustificate”.
Apriti cielo. La prima salva di artiglieria leggera la spara l’assessore lombardo al Welfare Gallera : “ “Da noi nessuna falla. Loro incapaci di gestire qualcosa che dovevano prevedere”.
Il presidente della Regione Lombardia Fontana ha poi aperto il vero bombardamento: “irricevibile e, per certi versi, offensiva” l’ipotesi di Conte: “Parole in libertà – ha aggiunto Fontana in una nota – che mi auguro siano dettate dalla stanchezza e dalla tensione di questa emergenza. La Lombardia sta dimostrando di essere all’altezza della situazione e sta gestendo con competenza ciò che sta accadendo. E tutto questo alla faccia dell’autonomia e dei pieni poteri”.
Come se non bastasse, a distanza di poche ore è arrivata la replica di Gallera, che ad Agorà, su RAI 3, ha rincarato la dose : “Noi veniamo in maniera ignobile attaccati da un Presidente del Consiglio che non sapendo di cosa parla dice che noi non seguiamo i protocolli, quando la Regione Lombardia i protocolli non solo contribuisce a livello nazionale a realizzarli, ma li segue in maniera puntuale“. Infine una durissima e impietosa valutazione del governo giallorosso : “Ormai sta emergendo la totale incapacità del Governo di gestire qualcosa che loro dovevano prevedere”.
Gallera è poi tornato ulteriormente su Conte, trattato come una specie di piattello cui puntare: “Il problema è che il Presidente del Consiglio non conosce i protocolli e getta la palla in tribuna per coprire delle falle gigantesche di un sistema di protezione Civile nazionale che non sta dando alcun tipo di risposte ai problemi organizzativi e gestionali che avrebbero dovuto prevedere e predisporre”.
E ci fermiamo qui, segnalando solo che Conte, con innegabile buon senso (o senso pratico) fiutato il vento, ha preferito smorzare i toni e far finta di nulla.
L’impressione generale che ne traiamo è che la Patria è sul crinale di una pericolosa spaccatura confermata dalla dicotomia tra il Nord produttivo, tendenzialmente a trazione leghista, e un governo fondamentalmente di estrazione meridionale, statalista e assistenzialista nonché di dubbia legittimità politica per il suo trasformismo : due “incompatibilità di carattere” davvero pericolose.
A.Martino
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