NON TUTTO IL MALE VIENE PER NUOCERE
In questi giorni si moltiplicano le trasmissioni della TV generalista riguardo il CoronaVirus e le ricaduta che questo accidente avrà non solo sull’economia cinese ma anche e soprattutto su quella italiana: ennesima piaga d’Egitto che sembra ormai inesorabilmente abbattuta sul nostro sfortunato Paese.
Ma, come al solito, noi de l’Ortis, vogliamo offrire ai nostri lettori – una lettura diametralmente opposta rispetto a ciò che i tanti tromboni del sistema vanno sbandierando da un salotto all’altro, o se preferite – un’interpretazione degli eventi che parta da un angolo d’osservazione quanto meno originale.
Ebbene, se prendiamo per buono l’assunto da me più e più volte riportato nei miei precedenti articoli e cioè che “tanto, in politica, quanto in economia, un spazio lasciato vuoto da chicchessia viene sempre ed immediatamente colmato da altri” non si capisce perché, questo principio, non debba valere anche per la Cina.
Dall’altra parte, poi, è altresì vero che ad una simile affermazione vi saranno altri cento blogalisti, liberali ed anarcocapitalisti che di sicuro mi criticheranno aspramente e cercheranno di cogliermi in castagna ponendovi, a loro volta, le classiche tre domande antisovraniste:
- Ma la terra del Celeste Impero è o non è il primo produttore di manufatti dal 2008 e il primo esportatore mondiale dal 2010?
- Ma la Cina è o non è anche il primo importatore di molti beni, tra le quali non soltanto materie prime e commodities?
- Il Dragone, quindi, può, a ragione, attualmente essere consideratoil motore del mondo? Dunque come potete pensare di vivere in un’economia senza di esso?
Tuttavia, ad esse, voglio contrapporvi un’altra riflessione: negli anni 90’ del secolo scorso la Cina aveva il medesimo peso economico e geopolitico di oggi? Credo proprio di no! E chi era dunque, all’epoca, il maggiore fornitore del mondo?
Beh, nessuno in quegli anni deteneva un vero e proprio primato ma è fuori discussione che la maggioranza dei beni, all’epoca, provenivano dal Giappone, da Taiwan, dalla Corea del Sud, dagli Stati Uniti, dalla Germania, dalla Francia e dall’Italia.
Dunque, se l’economia cinese dovesse risentire pesantemente del CoronaVirus l’unica cosa che potrebbe accadere è quella che le fabbriche occidentali, oggi delocalizzate nel “Regno di Mezzo”, tornerebbero necessariamente a produrre nei loro Paesi d’origine con grande gioia per i disoccupati italiani.
Se ciò non bastasse si tenga anche presente che se in Via Monte Napoleone, a Milano o in Via Condotti, a Roma, gli acquirenti cinesi, in un futuro non molto lontano, dovessero scarseggiare, gli affari prima o poi si riprenderebbero ugualmente perché, per chi ancora non lo avesse capito, il denaro è un liquido e come tale si sposta, da una parte all’altra, con grande velocità, cambiando “forma” e padrone, ma mai e dico mai, volatilizzandosi.
Quando infatti sentite dire che qualcuno sta perdendo o bruciando del denaro, fosse anche in borsa, dovete sapere che, necessariamente, dall’altra parte della bilancia, nello stesso momento, qualcun altro sta incamerando quel denaro.
L’Italia è famosa nel mondo per i propri prodotti di lusso.
Negli anni 60 del secolo scorso erano gli americani ed i persiani che facevano incetta dei nostri manufatti, poi sono arrivati i tedeschi ed i russi, fino a poco tempo fa è stato il momento dei cinesi ed in futuro chi potrà spendere di sicuro acquisterà un pezzo del Made in Italy, ergo non dobbiamo avere paura!
Le crisi, da sempre, sono un opportunità per i popoli e nel caso specifico il “CoronaVirus” potrebbe essere un’opportunità per il nostro Paese e per il nostro capitale, per tornare a produrre nuovamente in Italia ridando speranza alle tante zone depresse della nostra penisola.
La Cina, siamo sicuri, uscirà vincitrice da questo flagello perché è il proprio sistema politico che le consentirà di superare questo empasse, tuttavia è fuor di dubbio che il danno causatele a livello economico avrà bisogno di diversi anni per essere riassorbito.
È proprio questa finestra temporale che un Paese come l’Italia dovrà necessariamente sfruttare per tornare ad essere competitivo, anche perché, altre Nazioni, come gli Stati Uniti, da noi indicate come mandanti di questo virus, sapranno di sicuro sfruttare, meglio e più di noi, questa occasione.
Il CoronaVirus, paradossalmente, sarà un’opportunità anche per Pechino in quanto, il regime di Xi Jinning, avrà l’occasione per dimostrare, a livello mondiale, quanto sia efficiente, ancora oggi, un sistema totalitario: se l’epidemia infatti fosse esplosa qui da noi, anziché a Wuhan, la popolazione italiana si sarebbe estinta nel giro di qualche mese.
Solo un regime totalitario può permettersi il lusso di trattare questo virus come se fosse il nemico invasore, con tanto di coprifuoco, quarantene forzate, e pena di morte.
I nostri tanto amati diritti – insieme alle libertà personali, in questo frangente, di sicuro – sarebbero diventati le nostre pietre tombali.
Se poi il “Regno di Mezzo” dovesse riuscire a resistere all’acuirsi delle rivolte che di sicuro vi saranno, a causa del restringimento delle libertà dei singoli, davvero, con buona pace degli Stati Uniti, potrebbe durare altri mille anni.
Ma detto questo, ciò che a noi preme, più di tutto, è l’opportunità che ha dinnanzi l’Italia per rimettersi in carreggiata.
Certi treni passano una sola volta e per vincere, bisogna necessariamente prenderli.
Lorenzo Valloreja
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