ORBAN, SALVINI, POLEMICHE, INTRIGHI E RETROSCENA: MA OLTRE LE PAROLE, ESISTE UN SOVRANISMO DELLE DECISIONI ?
D’accordo, Viktor Orban si conferma punto di riferimento assoluto per i popoli europei non sottomessi, e lo dicemmo già, non avevamo certo bisogno della sua partecipazione ad Atreju per capirlo ; d’accordo, nessuno si esprime nei termini che egli usa, per le nostre orecchie miele puro ; d’accordo, ha stanato una volta per tutte il nostro attuale capo della diplomazia (sì, che piaccia o no quello è il suo ruolo ) inducendolo a condannare le “ingerenze” che un tempo erano di Macron e della Merkel ; d’accordo, è l’unico che osa attaccare a viso aperto facendone nome e cognome, George Soros. Però…poi diremo.
Qualche passaggio del suo galvanizzante intervento alla festa di Fratelli d’ Italia, dove più di una volta ha persino stentato a parlare, interrotto da un pubblico adorante che intonava l’ inno degli insorti del 1956 : “In Italia il governo è stato separato dal popolo, siamo in presenza di una nuova offensiva della sinistra. Ci sono nuovi politici che non hanno capito nulla e tornano i vecchi quadri. Vedo tornare Matteo Renzi, vedo Paolo Gentiloni in Europa, e ovunque torni la sinistra al governo succede la stessa cosa: fanno entrare i migranti e aumentano le tasse”.
“In Europa la maggior parte dei media sono di sinistra: se potessero votare solo i giornalisti, il 90% dei voti andrebbe solo a sinistra. In Ungheria è diverso, non possono parlare il bla-bla europeo, perché tutti capiscono che dicono fesserie”.
È l’esperienza (di chi ha lottato contro una dittatura rossa, aggiunge chi scrive) e non delle teorie , ha affermato, a fargli capire che quella iniziata nel 2015 “è un’invasione”, nella quale si sapeva benissimo che “9 migranti su 10 non sono rifugiati ma migranti economici”, ed in merito alla quale “i leader Ue avrebbero rovinato lo stile di vita europeo”.
“So che sarò accusato di fare delle teorie complottistiche, ma si vede chiaramente che la sinistra non fa altro che importare nuovi elettori. Finiranno col cedere la cittadinanza. Ma questi migranti sono quasi tutti islamici, e non appoggeranno mai una politica su base cristiana”.
Da parte sua così Giorgia Meloni ha presentato Viktor Orban, altro che i signorili inviti a non fischiare il premier Conte :
“L’Ungheria è una nazione che oggi dimostra che si può stare in Europa a testa alta, difendendo le proprie famiglie, le imprese, e soprattutto difendendo i propri confini. Consideriamo Orban un patriota come noi, una persona che non ha paura di sfidare il politicamente corretto e che difende l’identità cristiana dell’Europa. E questo senza aver paura di denunciare l’islamizzazione in corso”.
Tutto bello, anzi bellissimo : però L’ Ortis non è un organo di partito né scrive come da veline; non inveiamo contro il Pensiero Unico e il politicamente corretto per poi costruircene di nostri oltretutto senza che un solo euro ci entri in tasca ; ci troviamo a nostro agio tra chi almeno a parole dovrebbe essere sulla nostra sintonia, ma poi non possiamo non rivelarne le incongruenze, non possiamo non segnalare i probabili giochi delle parti, e le manovre e manovrine di palazzo, che oggettivamente parlando, non sono puro appannaggio di una bieca sinistra italiana o del perfido estabilishement euroatlantista.
In poche parole, ci stiamo un tantino raffreddando verso le fucine di belle parole e chiedendo più fatti, più scelte nette e irrevocabili : dato che finora, l’unica scelta netta e irrevocabile l’ha fatta qualcuno che o ha peccato di straordinaria ingenuità fidandosi della asserita, improbabile propensione di Nicola Zingaretti al suicidio elettorale, o le cui motivazioni sono avvolte da un mistero francamente irritante e inquietante o forse semplicemente dettate da personalissimi passaggi psicologici o emozionali.
Insomma, perché Orban sta ancora nel Partito popolare europeo come d’altronde Silvio Berlusconi che un tempo inveiva contro “il colpo di stato del 2011 orchestrato da Bruxelles e dalla Merkel”? Capiamo che all’ Ungheria ancora convenga, e come, beccarsi i contributi europei, ma per il suo partito Fidesz e lo stesso leader Orban, che senso ha sorbirsi le prediche degli eurocrati “centristi” apparenti compagni di europarlamento, procedure di sanzione all’ Ungheria e persino di espulsione di Fidesz dal PPE stesso?
Perché l’ asse con Salvini, quando questo era la figura chiave del governo italiano, è stato solo un fatto di “chiacchiere e distintivo” e poi gli europarlamentari orbaniani hanno votato per Ursula von der Leyen fianco a fianco delle sinistre e di qualunque “euroinomane”?
Domande a cui forse fornirà risposte la Storia, ma che una risposta politica la trovano, e che ci forniscono una conferma: il famoso o, per qualcuno famigerato, sovranismo è fallito, non è tempo di rassegnarsi, ma di rilanciare e radicalizzare con la forze della coerenza e del tirare diritto.
Ma dove sono le leaderhips, dove sono le chances che si costruiscono per gente come noi?
O l’amara realtà è che, quando l’autobus passerà per l’ultima volta prima della fine del servizio, ci sarà perfettamente chiaro che tutto è un gioco delle parti per tenere buone le masse perché inevitabilmente invecchino, non rompano più le scatole, e si consegni quel che rimane di tutta la baracca ai nuovi venuti come da un disegno a lunghissimo termine di chi veramente ci governa
E qui, sono davvero pessimista: spero tanto di essere smentito dai fatti. Ma quali?
A.MARTINO
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