L’Europa vista con gli occhi di “Vysegrad”

Sembra che questa volta da Est arriverà il vento pronto a spazzare via il morbo globalista finanziario che attanaglia da quasi venti anni in una mortale stretta i popoli europei. La strada è ancora lunga ed irta di di pericoli ma il recente incontro tra Salvini ed Orban ha sancito una comunione di intenti ed interessi che mano a mano sarà sempre piu’ difficile ignorare anche da parte del “mainstream” che quotidianamente invade le nostre case con fake news.

Vivo in Slovacchia una delle nazioni facente parte del gruppo Vysegrad, da piu’ di 5 anni e da attento osservatore delle “cose italiane” non mi ha stupito affatto l’accoglienza riservata al premier ungherese in quel di Milano. C’è chi lo ha definito dittatore, chi razzista chi omofobo! Ma perché tanta veemenza contro questo politico che a tutti gli effetti è a capo del gruppo Vysegrad che, ricordiamolo brevemente fu creato nel 1991 subito dopo la caduta del muro di Berlino inizialmente fra Polonia, Ungheria e Cecoslovacchia e che attualmente, dopo la separazione fra republicca Ceca e Slovacchia conta anche quest’ultima. Ma cosa rende invise queste nazioni ad i benpensanti, alle anime belle caviale e champagne? La risposta è tanto semplice quanto disarmante: l’identità! La cosiddetta crisi migratoria, ad arte organizzata per creare un sottoproletariato, humus fecondo dei globalisti, ha fatto venire sin da subito alla luce un problema che ha risvegliato il mai sopito orgoglio culturale che da in queste latitudini si respira ad ampi polmoni e la preoccupazione, del tutto fondata a quanto pare viste le problematiche di natura sociale e di ordine pubblico, che essa crea negli stati che hanno adottato la politica della “porta girevole”.

Ecco dunque la presa di posizione netta forte e chiara ad aprire i propri confini, non solo a flussi migratori ma anche al ricollocamento dei richiedenti asilo per la maggior parte di fede Islamica (ricordiamo ad esempio che il presidente della Repubblica Ceca offri’  ospitalità a soli 100 profughi di fede Cristiana). La ragione di tale “testardaggine” è da ricercarsi nella Storia di queste nazioni! Ancora forte qui è il ricordo delle invasioni islamiche, delle razzie e della impossibilità di convivere con una cultura aggressiva ed assoggettante. Le cicatrici nei secoli sono stata tante e talmente profonde che hanno irrimediabilmente segnato la visione di sistema di queste Nazioni. I numerosi castelli e le roccaforti sono silenziosi testimoni di un passato non troppo lontano plasmato da innumerevoli battaglie e migliaia di morti. Mi è capitato qualche anno fa ad esempio di andare in un piccolo e carino paese di nome Cachtice famoso soprattutto fra gli amanti dell’horror perché fu la prigione della contessa Bathory che la leggenda vuole, facesse il bagno nel sangue di giovani fanciulle per rimanere giovane. La cosa che attiro’ la mia attenzione fu la presenza in quasi ogni casa di cantine ubicate in giardino quasi come dei primordiali bunker. La persona che mi accompagnava mi riferi’ che in passato venivano usate come rifugi durante le razzie islamiche e che li’ ancora oggi se ne ricorda una in particolare, sul finire del ‘600 durante la quale in tutta la regione di Trencin furono catturati quasi 30000 persone!

A noi puo’ sembrare assurdo ed inverosimile soprattutto perché la Storia non ci viene piu’ insegnata, siamo solo figli del presente e le ideologie anche le piu’ becere ed assurde hanno gioco facile ad attecchire ma questa è la realtà e se vogliamo dialogare con queste nazioni non possiamo farlo senza capire i motivi della loro chiusura!

Definire il gruppo Vysegrad come un insieme di nazioni fasciste ed estero fobiche non solo è stupido ( e la cosa non mi sorprende visto il livello culturale di “certa informazione”) ma soprattutto è infondato visto che le loro economie si reggono sul lavoro di migliaia di stranieri che ivi risiedono e che hanno trovato un futuro. Economie che è sempre bene ricordarlo hanno una crescita media del 5%! un sogno comparato all’encefalogramma piatto rispetto a quelle italica. Quasi tutti gli stranieri pero’ provengono da nazioni europee la cui distanza culturale è quasi nulla ed il cui inserimento non presuppone un cambiamento culturale, identitario.

L’ondata migratoria islamica è percepita con forte preoccupazione dai membri del gruppo Vysegrad e piu’ volte lo hanno sottolineato nelle sedi istituzionali europee che naturalmente hanno risposto con minacce, insulti e lusinghe cercando anche di dividerle senza successo pero’. L’unità, come mai in questo caso pero’ è stata una forza che ha resistito ad ogni urto ed oggi si pone a capo di un movimento di rivoluzione culturale che ha risvegliato le coscienze sopite da troppi anni da false promesse e da politiche economico-sociali che ci hanno impoverito certamente dal punto di vista economico ma soprattutto culturale.

Cristian Tedesco

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