UMARELL. L’ ESALTAZIONE E LA PROMOZIONE DEL VUOTO MENTALE ABBINATO ALLA VECCHIAIA

Vi sono fenomeni del costume che montano nel nostro oggi, in crescendo negli anni, e che poi, esplodendo, ci fanno dire “possibile che non sappia di che si tratta, che non mi sia accorto di nulla?”.
E’ una sindrome in qualche modo assimilabile allo sgomento che prese una buona parte dei cortigiani di Versailles quando si resero conto dell’odio ormai dilagato per il mondo.
Perché pensavano che il mondo fosse il loro mondo.
Fortunatamente, qui mi riferisco a qualcosa di molto meno drammatico e immensamente più innocuo. E il sottoscritto non vive di certo in una gabbia dorata per relativamente pochi eletti: magari fosse, vi dico senza stupide ipocrisie. Che poi, alle gabbie dorate corrisponda spesso la chiusura mentale, è un altro discorso.
Ma veniamo al dunque: già tre anni fa notai, nel cantiere di un palazzone in costruzione nei pressi di casa mia, una finestrella ricavata nel muro provvisorio di recinzione dedicata “agli anziani del quartiere”, accanto a un disegno in grandezza naturale raffigurante, questa la mia impressione di allora, un guardone o alla francese, un voyeur. Mi sembrò una goliardata, di cattivo gusto in quanto deridente i nostri genitori o nonni.
Ma poi, sono continuamente incappato nel guardone edilizio nella Rete, anche in meme scherzosi fatti circolare da amici. Ho iniziato a capire che era una specie di moda. Il colmo è stato giorni fa, quando sul nastro arancione delimitativo di area di lavoro edile, vi era la scritta “UMARELL” accompagnata dalla ormai iconica silouette del tizio smagrito e leggermente curvo con le braccia incrociate dietro la schiena (ma a volte anche con le mani in tasca).
Questi morti viventi, anche se in gruppo, come infatti gli zombies di Romero o di Fulci, non parlano ma vivono una specie di NIrvana nichilista e demente, dinanzi a sacchi di cemento o cumuli di mattoni o pilastri di fondamenta e così via.
Diradato il dubbio che “Umarell” potesse essere un marchio industriale, ho velocemente acquisito qualche dato e finalmente ho capito. “Umarell” significa, se ho ben capito, in dialetto emiliano, “omino” e sta a indicare la presunta passione dei pensionati nel seguire le evoluzioni dei cantieri edili e l’avanzamento delle costruzioni.
Ne parla addirittura la Treccani, che evidentemente, dalla sua digitalizzazione, deve inseguire non solo ragguagli sugli ultimi studi sul DNA o su qualche inedito di Manzoni, ma anche tali stron..te.
Da essa ho appreso: “Mai e poi mai avrei immaginato che dall’incontro fortuito con un anziano signore a passeggio col cane nel parcheggio ghiacciato di un noto cinema di Rastignano (Bologna) alle prime luci della mattina del 4 febbraio 2005 (momento topico in cui ho ideato questo termine col significato con cui lo intendiamo adesso), la parola umarell e il suo plurale umarells sarebbero finiti sul dizionario della lingua italiana”, dice [Danilo] Masotti. “Già – aggiunge – ero contentissimo quando le Edizioni Pendragon mi pubblicarono l’omonimo libro nel 2007, che nel 2017 ha vinto il premio Pino Zac nell’ambito del Festival Nazionale della Satira a Forte dei Marmi; stracontento quando la mia città nell’aprile 2018 ha voluto dedicare proprio agli umarells una piazza; in estasi nel 2020 grazie a un episodio pubblicato su Topolino dedicato agli umarells, ma devo dire che adesso, con la parola inserita sul vocabolario Zingarelli, siamo davvero al top. Che trovarla solo su Wikipedia era poco. W gli umarells e viva me che li ho rivelati al mondo”. (Ansa.it, 3 dicembre 2020, Notizie)”.
E il mistero si ripresenta nello scoprire la personalità finora sconosciuta di tal Danilo Masotti.
Terrificante, per dirla alla Paolo Villaggio. Il pensionato (cioè il vecchio, l’anziano) sarebbe quindi ormai visto come uno zombi sociale nell’ebete osservazione, ossessiva e compulsiva, del lavoro altrui forse rimpiangendo il proprio, ma non vedo cosa possa aver combinato di sensato e costruttivo un simile scemo nei suoi anni attivi.
Nessuna attività in qualche modo intellettuale, come non dico addirittura l’università della terza età ma almeno la lettura di un giornale. La cura dei nipotini ai giardinetti, o portare a spasso il cane, sono al confronto attività degne di un Galimberti o di un Veneziani.
A quanto pare, però, vi è lo umarell ma non la umarell (potrebbe pericolosamente apparire “stereotipo di genere”, forse).
Solo nella civiltà del Niente si può arrivare a dedicare una piazza non ai “martiri di Belfiore” o ai “ragazzi del Novantanove” ma agli Umarells (plurale ovviamente anglofono di un terribile lemma avallato con mio dolore non solo dal glorioso vocabolario Zingarelli ma anche da quella che fu la enciclopedia italiana fondata da Giovanni Gentile).
A. Martino
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