PAPA FRANCESCO E’ GIA’ MORTO?

Il teatro sta purtroppo evolvendo ( o degenerando) da drammaturgia a monologo opinionista. I biglietti costano quanto se non più che a una vera piece con attori e tutto il resto, e le spese di allestimento e performance consistono sostanzialmente nel trasporto, e nel vitto e alloggio, del personaggio monologante. La tomba del vero teatro, in sostanza. Anche se questo surrogato, stando al botteghino, non dispiace affatto.

Basti pensare agli show di Marco Travaglio (giornalista e saggista) o di Umberto Galimberti (filosofo), o persino dello psicologo Antonino Tamburello o del fisico didattico Vincenzo Schettini. Ma ce ne sono davvero tanti altri.

Tra costoro, il notissimo giornalista-mina vagante Fabrizio Corona che a Torino, nel corso di Gurulandia a teatro, così ha detto a proposito della salute di papa Francesco: “ …..È morto, ma il Vaticano non ce lo dice. Se fosse vivo, allora perché non parla? Vedrete tra qualche giorno…”.

Fabrizio Corona è Fabrizio Corona: e ho detto tutto. Ma non è nemmeno un demente, o gode nel fare la parte del buffone.

Queste parole non sono state smentite da nessuno, e nessuno ha lanciato strali. Direi che però e indubbiamente, sono un sasso nello stagno. E questo stagno presenterebbe delle acque niente affatto trasparenti, dato che tutta una valutazione storica e razionale di quanto sta accadendo dal 14 febbraio, non aiuta a rigettare questa impressione.

Il policlinico romano della Università cattolica Agostino Gemelli è il “Vaticano sanitario”, almeno per quanto si sappia, dal 1981 quando San Giovanni Paolo papa fu ricoverato a causa del suo attentato. Egli fu fotografato anche sul letto ospedaliero attaccato a flebo, diversi furono i messaggi audio utilizzati anche per l’ Angelus in piazza San Pietro e così in altri ricoveri consecutivi. Arrivato alla evidente fine nel 2005, il papa polacco fu riportato in Vaticano perché spirasse accanto alla tomba di Pietro, e così in effetti preferirebbe la tradizione per qualunque papa, cattività (ovvero prigionia) a parte, come nel caso di Pio VI nella Francia bonapartista.

Ebbene, il passare dei giorni rende sempre più inquietante l’assenza di qualunque traccia audio o visiva di papa Francesco. Eppure, basterebbe un misero messaggio vocale di pochissimi minuti registrato anche, al giorno d’oggi, con qualunque smart phone (magari un brevissimo ringraziamento per le veglie di preghiera), per scacciare ogni sospetto e ricacciarlo negli inferi del bieco complottismo. Per la verità, ci sarebbero le telefonate (non registrate, ca va san dire) alla parrocchia di Gaza.

L’atroce ennesima “rivelazione” sulla vita privata di Bergoglio da parte dello scomunicato Monsignor Viganò (a questo punto ex) cui pure è sempre andata ogni mia simpatia, di tale gravità anche a non essere autentica come penso, appare con difficoltà umanamente concepibile negli ultimi giorni di vita di un vecchio e un po’ meno feroce (e legalmente pericolosa) a soggetto morto.

Si è fatta tutta una retorica postcattolica sulla straordinaria bellezza del gesto dimissionario di Benedetto XVI (che però stava come un pesce, a differenza del suo successore). E allora, perché non si dimette? Ci dicono pure, che la lettera relativa “ è già firmata” come quella di “tanti altri papi” ( se lo dicono loro..).

Ma o abdicatario o deceduto, si aprirebbe tutta la procedura verso il Conclave.

Questo pontificato insomma, fosse pure con un pontefice fantasmatico, non può e non deve finire di punto in bianco. E motivazioni ce ne sono purtroppo a iosa.

Innanzitutto, il modernismo mentale e culturale prima ancora che teologico e ideologico, è ormai così principe anche, anzi soprattutto, ai vertici della Chiesa (post)cattolica, che il Conclave (da qui anche il suo fascino cinematografico) è visto come un farraginoso e medioevale rito elettivo. Esso costringerebbe ben più di cento uomini (altro che i sette o otto di epoca borgiana) spesso molto anziani e in malferma salute, a spostarsi da una parte del Globo all’altra per votare nella Cappella Sistina. Certo, sono molto importanti anche i “preconclavi” ovvero i conciliaboli romani di questa o quella fazione.

Ma tutto ciò, non sarebbe fattibile con delle belle riunioni “da remoto” sia per gruppi ristretti, sia infine, per votare, con una seduta plenaria in qualche modo riportante alle votazioni grilline? Prima o poi ci si arriverà.

E l’intervento dello Spirito Santo? Aborrendo lo scontato sarcasmo laicista, esso non è stato già sancito in (discutibile) forma tecnologica, con il divieto del reale culto religioso durante il famigerato lockdown e le messe televisive e digitali?

Insomma (e parlo come su fossi un modernista postcattolico): bisognerebbe organizzare tutti i giochi politico-curiali ben prima, nulla lasciare all’improvvisazione di momenti inevitabilmente segnati da emozione, sorpresa, incertezza. E poi, nel caso bergogliano, la successione è davvero complicata e delicata: i “tradizionalisti” o meglio i modernisti moderati più cattolici che postcattolici tenterebbero una estrema riscossa, i “progressisti” o meglio i modernisti radicali totalmente postcattolici porterebbero avanti un, diciamo così, Francesco II.

Questa esigenza “politica” di non concedere spazio a cordate “tradizionaliste” (si fa per dire), si sposerebbe quindi alle esigenze ( veicolate dalla sostanziale subalternità a retoriche secolari di efficientismo e pragmatismo) volte a celerità e “professionalità” che mal si conciliano con settimane di mistica clausura dei vertici (post)cattolici. Oltretutto, un Conclave di uno o due scrutinii sarebbe spacciabilissimo alla stampa di sistema come prova di una “Chiesa unita e senza tentennamenti sulla via progressista”. Ma potrebbe esservi un’ aggravante al mistero Bergoglio, se vogliamo ancora più squallida delle pur, a loro modo istituzionali, motivazioni sinora squadernate con una franchezza che il nostro lettore può trovare solo qui.

Il Giubileo, fin dalla sua istituzione da un Bonifacio VIII (di memoria dantesca per nulla edificante) copiatore della Perdonanza celestiniana, se pure non è mai arrivato agli estremi simoniaci dello sciagurato traffico di indulgenze, certamente è sempre stato una manna per tutto un indotto romano di commercianti, albergatori, ristoratori e non so chi altro. Una Sede vacante con relativo lutto e conclave limiterebbe sicuramente l’afflusso di pellegrini a Roma. Ma certo, questa situazione, se davvero fosse in siffatti termini, non potrebbe protrarsi all’infinito: Pasqua, con il primo grande flusso turistico annuale a prescindere dal Giubileo, sarà cartina di tornasole di tutto questo mio argomentare (il cosiddetto, orrido, turismo religioso).

Insomma, se Francesco fosse davvero tornato alla casa del Padre, sarà in ogni interesse rivelarlo finalmente, non oltre la ultima domenica quaresimale prima delle Palme. Ma se papa Bergoglio dopo di Pasqua riemergesse (il che mi auguro vivamente), o ne fosse annunciata la dipartita dall’agghiacciante casermone sanitario del Gemelli già a ridosso della domenica delle Palme, tutto quanto sinora scritto con ponderante raziocinio sarà derubricabile a “folle complottismo”.

E in fondo me lo auguro, giacché quelle veglie di preghiera in piazza S.Pietro guidate da cardinali con fedeli commossi e sinceramente afflitti, sarebbero davvero uno schiaffo (l’ennesimo, anche se ancora non mi ci sono abituato) alla vera Fede. Spero davvero che tutto questo scenario degno della Santa sede borgiana sia cestinabile e degno di derisione.

Per non parlare dell’indefinibile partecipazione di medici, stampa, e persino alte istituzioni.

Fere libenter homines id quod volunt credunt (ovvero: perlopiù gli uomini credono in ciò che vogliono, da Giulio Cesare).

A. Martino

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