MARIA ZAKHAROVA, PORTAVOCE DEL MISTERO DEGLI ESTERI RUSSO, ATTACCA SERGIO MATTARELLA PER IL DISCORSO DI MARSIGLIA: “INVENZIONI BLASFEME”

Dobbiamo renderne conto, considerato che qualche giorno fa mi occupai del discorso del presidente della repubblica Sergio Mattarella a Marsiglia. Parlo della replica che oggi (giorno di San Valentino del 2025) la portavoce del ministro degli esteri russo ha opposto all’argomentare di Mattarella circa quello che, per lui, sarebbe il cosiddetto filo rosso tra la Weltanschauung, e soprattutto, le politiche estere (chiamiamole così), della Germania nazista, e quelle della Russia guidate dal presidente Vladimir Putin che si ritroverebbe quindi, nei panni di novello o redivivo Adolf Hitler.
Se avesse senso parlare di incidente diplomatico nell’attuale fase dei rapporti bilaterali tra Mosca e Roma, esso sarebbe colossale, forse da rottura dei rapporti diplomatici. Ma tanto questi lo sono già, anche se ufficialmente sussistono: ordinaria inciviltà diplomatica (da parte di chiunque, beninteso) in cui un atto tragicamente serio, franco e irreversibile come la dichiarazione di guerra è ritenuto un’anticaglia ottocentesca.
Ricordiamo cosa disse Mattarella, con indubbia soddisfazione del padrone di casa Emmanuel Macron: ……”Fenomeni di carattere autoritario presero il sopravvento in alcuni Paesi, attratti dalla favola che regimi dispotici e illiberali fossero più efficaci nella tutela degli interessi nazionali…..invece della cooperazione, a prevalere fu il criterio della dominazione. E furono guerre di conquista. Fu questo il progetto del Terzo Reich in Europa. L’odierna aggressione russa all’Ucraina è di questa natura».
Ebbene, la portavoce degli Esteri Maria Zakharova ha bollato questa lettura storica in effetti alquanto forzata quale “ invenzioni blasfeme”.
Ma la dott.ssa Zakharova ha anche affermato, dopo aver evidenziato la non irrilevante partecipazione italiana alla invasione dell’ URSS decisa da Hitler nel 1941 “ …….Il presidente italiano dovrebbe anche pensare al fatto che oggi l’Italia, insieme ad altri paesi della NATO, sta potenziando il regime terrorista neonazista di Kiev con moderne armi mortali, sostenendo così incondizionatamente il regime criminale in tutti i suoi crimini – sottolinea la portavoce del ministero degli Esteri russo -. Ma conosciamo anche un’altra Italia. Conosciamo italiani che, durante la seconda guerra mondiale, si organizzarono in un potente movimento partigiano, i cui partecipanti attivi furono migliaia di sovietici – prigionieri di guerra e civili deportati che combatterono insieme ai loro compagni italiani contro il fascismo e diedero la vita per la libertà dell’Italia e della loro patria. Le dichiarazioni di Mattarella insultano non solo la loro memoria, ma anche la memoria di tutti gli antifascisti italiani, dei loro discendenti sia in Russia che in Italia, e di tutti coloro che conoscono la storia e non accettano queste analogie criminali inappropriate e inaccettabili”.
Mattarella, da buon ex magistrato, si dice “sereno” e “invita alla lettura” (non della sentenza ma del discorso). La premier Meloni, più realista del re o meglio più presidenziale del presidente, reagisce con maggiore veemenza confermandosi nel solco non solo di coloro che ritengono che la critica verso il Colle sia sempre e comunque un delitto, purtroppo in questo caso non perseguibile perché perpetrato da una russa per giunta pezzo non insignificante dell’apparato federale quindi, diciamolo pure, criminale in re ipsa; ma anche in quello della più rigorosa russofobia.
Ha infatti affermato “ Gli insulti della portavoce del Ministero degli Esteri russo, che ha definito ‘invenzioni blasfeme’ le parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, offendono l’intera Nazione italiana, che il Capo dello Stato rappresenta. Esprimo la mia piena solidarietà, così come quella dell’intero Governo, al Presidente Mattarella, che da sempre sostiene con fermezza la condanna dell’aggressione perpetrata ai danni dell’Ucraina“.
Vediamoci di capirci qualcosa. Domandiamoci immediatamente, innanzitutto, se fosse il caso, da una parte e dall’altra, di queste sparate all’apparenza così isteriche in tale specifico frangente così delicato per la guerra russo-ucraina. E il più prudente mi sembra proprio Mattarella, che potrebbe aver capito, o a cui potrebbero aver suggerito, che è incappato nell’unica (dico unica) accusa che possa far imbestialire un russo “patriotticamente corretto” (lasciamo perdere le posizioni di un Dugin e il cosiddetto nazibolscevismo) ovvero quella di essere un nazista, che potrebbe pure costare la vita se è si è lasciata scorrere troppa vodka. E’ questo il senso anche della chiosa antifascista e bella ciao militante della Zakharova, ragionamento assolutamente usuale dove la vittoria del 1945 è quella contro dicono, il fascismo; dove ogni famiglia o quasi piange in media un ormai antenato civile o militare perito nella “Grande guerra patriottica”; e dove persino nella ormai storica telefonata a Trump, Putin ha rivendicato la pariteticità americana e russo-sovietica nella disfatta dell’Asse e della Germania nazista.
Mattarella avrebbe potuto dire che Putin ha fatto ammazzare Navalny, che i russi sono una manica di ubriaconi, che qualche stalinista mangia ancora i bambini: nulla sarebbe stato, per la sensibilità di un russo “normale”, così grave. Ecco quindi, perché le affermazioni del nostro presidente della repubblica sarebbero addirittura “blasfeme”.
La presa di posizione del centro della diplomazia russa, però, si iscrive in un corso recente che sembra essersi stancato della mano tesa tante volte, e con crescente fastidio sempre respinta (si pensi allo scambio recente fra Lavrov e Tajani sul fantomatico ruolo italiano nel processo di pace).
Ed eccoci alla sostanza politica: la Russia inizia a vedere la luce in fondo al tunnel chiamato Ucraina, ed è disposta a sorridere e a scordare il defilippiano passato nei confronti degli USA (ora a trazione trampiana e clamorosamente dialoganti, anche perché percepiti loro pari in una ottica di grande potenza “imperiale”), ma non ce la fanno più a sopportare l’esasperato bellicismo della eurocrazia. E’ di oggi infatti qualche segno di passi indietro di Zelensky, ennesimamente esortato dagli europei a continuare la guerra, forse dietro promesse di forniture e finanziamenti follemente ponentisi come sostitutivi di quelli americani.
Per Giorgia Meloni, la posizione si fa internazionalmente sempre più scomoda: la sua amicizia con Trump (diverso il discorso per Musk), cortese interessamento per Cecilia Sala a parte, assomiglia sempre più a uno scoop da settimanale popolare che a una reale sostanza politica. Putin e Trump si parlano, e lei continua a trattare la Russia come uno stato canaglia. I suoi toni verso la Zakharova tradiscono proprio la rabbia di chi, la quale in tutta franchezza mi pare eurocrate al midollo, vede la guerra rischiare seriamente di concludersi senza la disfatta e il disfacimento russi. Siamo seri e non nascondiamocelo, la sostanza è questa.
Trump potrebbe anche, strumentalmente alla sua strategia di disarticolazione dell’ Unione europea, graziarci sui famosi dazi. Ma passerebbe a riscuotere la cambiale, il cui non pagamento porterebbe alla fine dell’attuale assetto governativo: Giuseppi, schietto pacifista, è in attesa.
A. Martino
Lascia un commento