AGLI USA PIACE VINCERE FACILE, INFATTI FANNO CARNE DI MAIALE DELLA POLITICA ECONOMICA DI TUTTI GLI ALTRI ALTRI PAESI, E NON INCONTRANO MAI NESSUN ORGANO INTERNAZIONALE CHE LI SANZIONI A DOVERE PER QUELLO CHE FANNO
Certo, posso capire che nella vita non si smetta mai di imparare e che sia molto comune, ad ognuno di noi, il fatto che proprio quando si è convinti di aver capito tutto ecco che, subito, si palesi innanzi a noi un nuovo evento che metta in discussione tutte le nostre certezze, ma, la multa comminata, dall’amministrazione Trump, alla italianissima UniCredit ha per me veramente dell’incredibile.
Ma veniamo ai fatti: Come i nostri lettori certamente ricorderanno, a ridosso delle elezioni di midterm, il Presidente Trump, per accaparrarsi i favori della influentissima destra ebraica statunitense, prima rigettò l’accordo sul nucleare iraniano sottoscritto dal suo predecessore, il Presidente Barak Obama, e poi impose, in maniera unilaterale, pesantissime sanzioni, in primis al regime degli Ayatollah, sia in campo petrolifero che finanziario, e poi a tutte quelle nazioni che non si sarebbero conformate alla scelta america.
Ora i 6 mesi sono trascorsi e dopo aver sfrattato l’ENI, Washington non ha trovato nulla di meglio da fare che multare l’Unicredit per aver effettuato transazioni con l’Iran.
L’ammenda che dovrà pagare la banca italiana agli Stati Uniti è pari ad 1,2 miliardi di Euro.
Ora benché in Piazza Gae Aulenti si siano affrettati ad affermare che la transazione non avrà grosse ripercussioni sull’Unicredit – perché tale cifra era già stata messa a bilancio e servirà, invece, a liberare delle risorse accantonate nel primo trimestre del 2019 a livello di gruppo, con un impatto positivo soprattutto sul conto economico, al netto
delle tasse, pari a circa 300 milioni di euro e avrà anche un’ulteriore impatto positivo sul ratio Cet1 pari a circa +8,5 punti base – è fuor di dubbio che, alla fine della fiera, a pagarne le spese saranno i tanti correntisti ed utenti della sopraddetta banca: maggiore difficoltà nelle elargizione di mutui; aumento delle commissioni bancarie; ecc. ecc.
Ma detto questo, la domanda che mi sorge spontanea è: ma è mai possibile che un Paese terzo, benché sia una super potenza, possa, in maniera unilaterale e spudorata, colpire aziende non sottoposte alla propria giurisdizione, anche e soprattutto, se queste hanno sede legale in Italia (quindi presso un Paese Alleato) e compiuto il reato imputato fuori dai propri confini nazionali?
Penso, secondo la logica e il diritto internazionale, proprio di no, ma allora cosa aspetta la comunità internazionale a sanzionare tanta “boria”?
Purtroppo per me la giustizia non è di questo mondo e questa vicenda, per l’appunto, anche se ha smentito ogni mia certezza riguardo il diritta ha, paradossalmente, rafforzato ancor di più la mia teoria riguardo la necessità per l’Italia di uscire dalla NATO.
E’ indubbio che Trump faccia bene a fare ciò che fa per il suo Paese, egli infatti, senza sparare un sol colpo di cannone è riuscito, più di ogni altro Presidente americano, a far ripartire l’economia USA ed a far valere la propria voce, ma, è altrettanto chiaro che, gli interessi dell’Italia e degli italiani, oggi, divergono completamente da quelli degli Stati Uniti, ecco perché bisogna quanto prima affrancarsi dalla presenza delle basi NATO dal nostro territorio nazionale e dalle influenze di Washington sulla nostra politica estera ed interna.
Altro che influenze russe, oggi il vero pericolo non viene più dall’est ma dall’ovest e quest’ultimo ce l’abbiamo pure già in casa!
Lorenzo Valloreja
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