POKROVS’K ULTIMO ATTO DELLA GUERRA IN UCRAINA?

Sembra il caso di fare il punto della situazione riguardo il conflitto russo-ucraino.

Innanzitutto, dato che la guerra (o “operazione speciale” come definita dai russi) è diventata dallo scorso anno confronto a tre (Ucraina contro Russia e Nordcorea), bisogna notare che sull’apporto dei soldati di Kim, si è detto, in America ed Europa, tutto e il contrario di tutto.

Cercherebbero di disertare terrorizzati anzi no, sono coraggiosi e motivati. Oggi si arrendono in massa, ieri ci dicevano che se accerchiati si tagliano le vene per evitare la cattura. E’ di questi giorni la notizia (smentita dal Cremlino) per cui sarebbero stati ritirati totalmente dal Kursk per le impressionanti perdite.

La realtà che invece trapela dai filmati dei prigionieri è che la loro età è molto bassa (fra diciotto e venti anni in media), ma nonostante ciò non sono affatto spauriti o terrorizzati dal dio Marte: piuttosto, il loro equipaggiamento e armamento sarebbe più che adeguato ma in una guerra degli anni Ottanta del secolo scorso come in Afghanistan. Ed è forse vero, coerentemente col tutto, che assaltano i carrarmati con i kalashnikov.

Secondo il New York Times, degli oltre diecimila soldati nordcoreani, dopo combattimenti-massacro, almeno la metà di essi sarebbe persa.

Dopo snodi basilari (secondo gli studiosi di stategia militare, ma dopo, raggiunti o no da parte dei russi, la guerra si è egualmente trascinata con la sua scia di sangue e distruzione) come Mariupol o come Odessa, sembra che adesso, Trump a parte, tutto o molto dipenda sul campo dalla entrata dei militari di Mosca in Pokrovsk. Essa, sita nel Donetsk, per il suo snodo stradale, è considerata una specie di autostrada militare per Kiev 

A Pokrovsk dei 60.000 abitanti del febbraio 2022 ne sono rimasti poco più di 7.000: l’amministrazione militare della città già da questa estate aveva autorizzato lo sfollamento delle famiglie con bambini.

È di notevole rilevo economico la chiusura, per intuibile inagibilità,  della miniera che in un sobborgo del centro minerario già ferocemente conteso tra il 1941 e il 1943 tra sovietici e tedeschi, dovrebbe produrre il cosiddetto carbon coke, fondamentale per l’industria siderurgica ucraina, che all’approssimarsi delle truppe russe, ivi indubbiamente sopravviveva. Senza questa locale attività estrattiva e siderurgica , si stima una riduzione della produzione di acciaio ucraina di oltre la metà, da 7,5 milioni di tonnellate quest’anno a meno di 3 milioni l’anno prossimo, secondo Oleksandr Kalenkov, capo dell’associazione dei produttori di acciaio dell’Ucraina riportato dai media internazionali. Le conseguenze si ripercuoteranno sulle già più che difficili esportazioni ucraine, quindi sulle entrate fiscali e la possibilità di tradurle in acquisti militari.

Una tale conseguenza, se fosse stata eletta presidente USA Kamala Harris, sarebbe stata semplicemente appianata dall’ennesima miliardata di dollari. Non resterà a Zelensky che giare la richiesta a Ursula in via esclusiva, sperando che nel frattempo Putin e Trump non si accordino per porre fine alla guerra.

A. Martino

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