BUON CENTENARIO, AUREA 100 LIRE DEL 1925!

Agli albori di pre Epifania di questo quarto di secolo in compimento, vorrei ricordare il centenario di una delle più belle ( e falsificate con disperazione di qualche troppo entusiasta ma sprovveduto collezionista) monete della storia numismatica della Lira italiana.

Parlo della 100 lire d’oro millesimo 1925, emessa in base a Regio decreto 1829 11 ottobre 1925. La moneta comunque, non circolò realmente e si ritirava, dietro prenotazione, pagandola 400 lire: ciò in quanto, il suo peso da ventinove grammi di oro puro (più un 10% di lega), dopo lo sconquasso economico-finanziario postbellico che aveva visto sganciarsi tutte le monete da una fissità di rapporto con l’oro, aveva già un valore di gran lunga superiore a 100 svalutatissime lire.

Moneta quindi analoga nella logica, più da medaglia che da moneta, riguardante già la 100 e la 20 lire oro del 1923 commemoranti il primo anniversario del governo Mussolini: emissione davvero singolare tale ultima, se effettivamente serviva a ricordare l’anniversario di un “normale” governo di coalizione quale quello a guida fascista ancora era.

A parte gli esemplari di prova praticamente introvabili, il prezioso pezzo fu coniato in appena cinquemila tondelli, tutti sabbiati anch’essi come gli aurei del 1923 per nascondere le numerose piccole imperfezioni evidentemente inaccettabili per una emissione che doveva ricordare il giubileo di regno di Vittorio Emanuele III, e al contempo il decimo anniversario dell’intervento italiano nella prima guerra mondiale. L’autore del bozzetto Aurelio Mistruzzi e l’incisore Attilio Monti (A.M.INC. sul rovescio, alla sinistra della base del fascio littorio inciso simbolicamente sulla montagna Vetta d’Italia) fecero un ottimo lavoro, e sui canoni estetici di arte applicata dell’epoca e sulla simbologia praticamente duplice (i venticinque anni di regno di Vittorio Emanuele III sul dritto e la guerra vittoriosa sul rovescio decisamente più fascista, come da alludere alla diarchia istituzionale ormai creatasi).

Abbiamo infatti un ritratto a collo e testa nudi del re, sovrastante la Corona ferrea simbolo dei re medioevali d’ Italia (indossata tra l’altro anche da Napoleone) incastrata fra rami di alloro.

Al rovescio, una figura nuda maschile che con magnifica plasticità muscolare porta il tricolore con stemma sabaudo fin sulla Vetta d’Italia (considerata l’esatto spartiacque alpino cui l’Italia anelò tra gli altri obiettivi bellici ) reggendo con l’ altra mano una piccola statua della Vittoria simile a quella anticamente venerata nel senato romano.    

A. Martino  

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