PRIMA DI ANDARSENE, L’ABOMINEVOLE BIDEN HA PENSATO BENE, PER NATALE, DI REGALARCI AL-QAIDA …
Ed alla fine, tra le risatine dell’improbabile Presidente von der Leyen e la senilità devastante di Biden, il regime di Assad è purtroppo caduto, con la conseguente “somalizzazione” della povera Siria.
Perché la Siria, da oggi, come la Somalia, non esiste più come Stato, ma è diventata un fantasma politico. Infatti, il territorio è controllato, oltre che da diversi signori della guerra, anche da bande e banditelli armati alla meno peggio.
Ma chi sono i responsabili di questo disastro che avrà, questo sì, ricadute negative e dirette sul vecchio continente?
Gli Stati Uniti, in primis, e a seguire il corollario di tutti i propri clientes, ivi compresa la Turchia, che scioccamente, in tutti questi anni, hanno prima evocato il vampiro e poi se lo sono portati in casa pur di destabilizzare il Medio Oriente e avvelenare i pozzi.
Infatti, durante l’ultimo secolo, nella Mezzaluna Fertile, abbiamo visto nascere e prosperare una marea di movimenti e forze laiche che avevano modernizzato la regione, dall’Egitto di Nasser al partito Baʿath di Siria e Iraq, passando per l’OLP di Arafat. Ma si è fatto di tutto per abbattere queste forze e sostituirle con realtà integraliste che, come il pendolo di Foucault, oscillavano dall’estremismo sunnita a quello sciita senza soluzione di continuità.
Unico loro scopo: distruggere lo Stato d’Israele, ma con questa manifestazione di ferrea volontà non hanno fatto altro che rafforzare le ragioni d’esistenza e rappresaglia di quest’ultimo.
Effetto diretto del loro operato: fiumi di sangue e profughi, traffico d’armi su vasta scala, e l’incapacità di negoziare con le compagnie petrolifere straniere compensi adeguati per lo sfruttamento delle risorse locali.
Così – dal 2011, anno dello scoppio della Guerra Civile Siriana indotta dagli Stati Uniti attraverso le cosiddette Primavere Arabe – abbiamo assistito, per la prima volta nella storia, a una lotta non tra due attori, ma tra tre fazioni in scontro tra di loro, con un sistema di alleanze a geometrie variabili:
- Da una parte, le Forze Armate della Repubblica Araba di Siria, insieme a iraniani, russi ed Hezbollah.
- Dall’altra, l’Esercito Siriano Libero, sostenuto da monarchie del Golfo, Turchia, Israele, Germania, Canada, Paesi Bassi e Norvegia, uniti ad Al-Qaeda e Al-Nusra, che in queste ultime ore ha preso il potere.
- Infine, i Curdi, appoggiati apertamente da Stati Uniti e Francia.
In questo guazzabuglio di sigle e bandierine – con più di 5 milioni di siriani diventati profughi, cioè quasi il 70% della popolazione, di cui più di 1 milione rifugiati in Europa – con la caduta di Mosul nel 2017 e di Raqqa nel 2018, e la relativa dissoluzione del controllo territoriale da parte dell’ISIS, anziché restituire i territori siriani al legittimo governo di Damasco, gli americani, in sfregio alla Russia, hanno voluto tenere per sé le province di Deir ez-Zor e Al-Tanf, ricchissime di petrolio. Nel frattempo, la Turchia ha occupato illegittimamente le regioni settentrionali della Repubblica Siriana: Afrin, Jarabulus, Al-Bab, Azaz, Ras al-Ayn, Tell Abyad e gran parte di Idlib. E come se non bastasse, Israele, dal 2018 ad oggi, ha violato più di cento volte lo spazio aereo siriano, bombardando basi militari iraniane, depositi di armi di Hezbollah e infrastrutture di difesa del regime siriano. Queste operazioni sono state giustificate dall’IDF come necessarie per impedire il rafforzamento della presenza iraniana in Siria, considerata una minaccia diretta alla sicurezza nazionale.
Tuttavia, l’intervento più grave dell’aeronautica israeliana si è registrato il 1° aprile 2024, quando, con un raid aereo su Damasco, è stato colpito il consolato iraniano, uccidendo Mohammad Reza Zahedi, un importante generale delle Guardie della Rivoluzione, mettendo così a nudo la fragilità dei sistemi di difesa aerea di Assad.
Ora, complice la Guerra in Ucraina che ha distolto notevoli forze russe dallo scacchiere siriano, e al netto del fatto che il Cremlino non farà mai sloggiare le proprie forze navali dalle basi site nel porto di Tartus, con la caduta del regime del partito Ba’ath dell’altro ieri e l’occupazione da parte di Israele di tutto il Golan, lo Stato laico di Siria è definitivamente morto e sepolto, e con esso la possibilità di dare pace, prosperità e stabilità a quell’area.
Il grande stoico Seneca soleva dire che: “il tempo rivela la verità”. E la verità, in questo caso, è che Biden sarà senz’altro ricordato dai posteri come il peggior abominio che la politica statunitense potesse partorire.
Sua, infatti, è la responsabilità per aver fatto saltare il Nord Stream, depotenziando così la Germania, così come è sempre sua la responsabilità di aver sabotato, per mezzo dell’utile e idiota Boris Johnson, gli accordi di pace tra Ucraina e Russia ad Ankara nell’aprile del 2022 per tutelare i propri interessi di famiglia in Ucraina; così come è responsabile per aver graziato, nei giorni che precedono l’insediamento di Trump, il proprio figlio, Hunter, in ragione di quanto poc’anzi detto; così come è colpevole di aver portato al potere dei tagliagola in Siria, a soli 2.000 km dalla capitale della cristianità, per alleviare la sua responsabilità nella disfatta bellica ed economica della Guerra d’Ucraina: gli Stati Uniti, infatti, hanno perso con questo “giochino” la bellezza di 174 miliardi di dollari ed ora cercano di mettere in difficoltà Trump e Russia con il caos appena generato in Siria.
Ma nonostante tutto ciò, nessun tribunale internazionale che ha avuto l’ardire di spiccare mandati d’arresto verso Putin e Netanyahu per crimini di guerra ha il coraggio di fare altrettanto con Biden, unico vero artefice e puparo di tutto questo caos.
E nonostante l’abominevole Biden sia, politicamente parlando, ormai più di là che di qua, anche in questo frangente, noi italiani – anziché manifestare tutto il nostro disappunto e le più vibranti proteste per l’ondata di sterco integralista che ben presto ci sommergerà – siamo capaci di farci riconoscere come nel caso dell’assalto ai danni della nostra ambasciata a Damasco avvenuto da parte dei ribelli nelle ore immediatamente successive alla loro presa di potere, dove, è il Ministro Tajani a parlare: “Un gruppo armato è entrato nel giardino della residenza dell’ambasciatore d’Italia. Non c’è stata violenza né nei confronti dell’Ambasciatore, né dei carabinieri. Hanno portato via solo tre automobili e tutto è finito lì. Sono stati per qualche tempo nel giardino. Evidentemente volevano verificare se c’erano dei militari di Assad o se c’era documentazione particolare, ma non sono stati toccati, ribadiamo, né il nostro Ambasciatore né tantomeno i carabinieri … Quindi la situazione è completamente sottocontrollo”.
Quindi, come al solito, l’importante non è difendere la nostra residenza diplomatica, i materiali in essa contenuti, anche se in loco abbiamo a disposizione personale di polizia ben pagato e ben addestrato. La nostra priorità è, come al solito, riportare la pelle a casa. Peccato però che la nostra leadership non ricordi l’insegnamento cristiano del: “chi vuole salvare la propria vita, la perderà…” perché, in futuro, gli affiliati di Al-Nusra non si accontenteranno di tre auto.
Questa, infatti, è un’organizzazione pan-araba, che intende applicare la Sharia a tutta la Siria, e che, benché dichiari nel proprio statuto di non voler attaccare l’Occidente, mira altresì a costruire, in punti strategici del Paese, potenziali basi di addestramento per al-Qaida, movimento paramilitare terroristico che ben conosciamo a causa di Bin Laden e dell’attentato alle Torri Gemelle. Ebbene, una volta infeudata la Siria alla causa di al-Qaida, il male si propagherà, in men che non si dica, come la peste in tutto il vecchio continente, attraverso i flussi clandestini che dai porti siriani si dirigeranno verso le nostre coste. E anziché pensare a questo, l’Italia pensa alle auto rubate e alla salute dei propri militi, mentre la von der Leyen sorride per aver creato un piccolo imbarazzo alla Russia… dunque, “è mai possibile vincere la guerra” con questi soggetti al potere??? Io penso proprio di no… ma spero sempre di essere smentito dai fatti e dalla storia.
Lorenzo Valloreja
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