IL FALLIMENTO DI MACRON CERTIFICATO DALLA SFIDUCIA PARLAMENTARE AL GOVERNO BARNIER. IL SISTEMA EUROCRATICO E’ DEBOLE, E LA GUERRA SU COMMISSIONE PORTA MALE A TUTTI.
Nel discorso alla nazione francese di ieri, Emmanuel Macron ha promesso che resterà in carica fino alla scadenza del suo mandato (il secondo) nel 2027. Una tranquillizzante promessa di stabilità per i francesi, oppure altri tre anni o giù di lì, di azzardi spesso disastrosi come le elezioni politiche anticipate dopo le europee per sbarrare la strada a Marine Le Pen?
Con la sfiducia parlamentare del governo in carica (evento molto “ à l’italiènne”) rarissimo nella vita istituzionale oltralpina, la Francia entra nel novero dei paesi politicamente instabili pur essendo considerata fino a ieri tra i più stabili nel mondo occidentale. Alla pari della Germania (sembravano fantascientifiche le elezioni anticipate nella robotica dialettica politica teutonica), o della Gran Bretagna dove tra il 2022 e il 2024 abbiamo avuto ben tre primi ministri conservatori e uno laburista (per non parlare di due sovrani, ma questo per la loro non immortalità). Dei primi ministri conservatori uno (la signora Liz Truss) credo abbia il record della durata più breve, almeno da dopo le guerre napoleoniche.
Pare quindi che tanto slancio bellicista anti russo, e tanto dispendio di materiali e capitali, per non parlare dell’Ucraina che in tal guerra su commissione ci mette le vite umane (concetto brutale ma realistico), non entusiasmi più di tanto gli elettori e non “stringa a coorte” opinione pubblica e dialettica politica. Per non parlare della Romania, e soprattutto degli USA ove tratto distintivo del programma di Trump, come benissimo sappiamo, è proprio farla finita con quella guerra.
Ma torniamo alla Francia. La mozione di sfiducia era presentata dalla formazione di Jean-Luc Melenchon (la sinistra-sinistra di France insoumise) e Marine Le Pen, con spregiudicatezza politica, l’ha cavalcata nonostante un ultimo disperato appello di Macron “ai partiti” a non votarla. E di certo Melenchon non l’ha ritirata per massimalismo ideologico.
Macron ha bollato questa saldatura un po’ “rossobruna” come antirepubblicana, sentendosi tradito tanto a destra (sapeva che il governo Barnier dipendeva dalla fiducia del RN lepenista come da ossigeno, ma sperava che la lusinga delle poltrone governative intraviste non avrebbe fatto staccare la spina a Marine Le Pen) quanto a sinistra da cui mai si sarebbe aspettato far qualcosa di concerto con i “fascisti”.
E’ la tempesta politica perfetta. Michel Barnier resta in carica per gli affari correnti, e Macron darà l’incarico, sempre in stile italiano, a qualche proconsole della finanza globalista (sarebbe perfetta Christine Lagarde) spacciandolo per salvatore della patria ma in realtà sottomettendosi a coloro che da sempre sono le sue supreme istanze per incapacità manifesta.
Il buon Antonio Tajani ministro degli esteri e vicepremier (quello senza collo, per intenderci) ha paventato rischi derivati di “instabilità” pure per l’Italia. Fosse per me, magari: ma non vedo proprio come possano verificarsi. In Italia non esistono una Sinistra che non sia centro-sinistra, come una destra che non sia centro-destra (in teoria lo sarebbe FdI, ma sappiamo come le cose realmente stiano). Dinamiche parlamentari del genere non sono possibili, dato che i piccoli gruppi di destra e sinistra riportano, quando e se si presentano alle elezioni politiche, risultati con percentuali da prefisso telefonico.
A meno che Trump non voglia vendicarsi di chi si faceva baciare sulla testa dall’ abominevole Biden.
A. Martino
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