L’ABOMINEVOLE BIDEN, ICONA DELLA SINISTRA BENPENSANTE E “FIDUCIOSA NELLA MAGISTRATURA” SALVA DALLA GALERA IL FIGLIO DROGATO ED EVASORE FISCALE.
Joseph Robinette jr Biden detto Joe o come diceva Trump, Sleepy Joe (penso che ormai lo possa lasciare all’oblio) poteva uscire di scena con un minimo di dignità ammesso che ciò sia possibile per uno che, grazie al suo potere “transitorio” cerca ancora disperatamente di provocare, come già abbiamo visto, una guerra atomica mondiale.
Invece no, e sta provocando grande imbarazzo in quella sinistra che, a parte il trauma del Trump bis e della totale disfatta sul fronte giudiziario (Capitol Hill in primis), ora deve pure rassegnarsi a vedere la sua, pur ridimensionata dai problemi neurodegenerativi, icona di serietà e responsabilità nonché correttezza istituzionale (e dove la mettiamo la “fiducia nella magistratura” che ci sta sempre bene?), distrutta dalle mani proprie di costei.
Certo, perché se è vero che la “grazia” o “perdono presidenziale” è stata non poco usata pochi giorni prima della fine del suo mandato anche da The Donald, Biden e dintorni secondo lor signori dovrebbe essere, come detto, ben altro: dovrebbero essere differenti sistemi mentali, prassi, valori. E graziare un familiare stretto quale un figlio ha un fumus fortissimo di abuso se non di diritto, sostanziale. “Fiducia nella magistratura”? Roba da allocchi che non hanno il coltello dalla parte del manico, e che devono stare “muti e rassegnati”, parrebbe il messaggio dalla potentissima sponda occidentale dell’Atlantico.
La “grazia” a disposizione del Presidente USA fino all’ultimo istante di potere, quindi fino al 20 gennaio nel caso dell’attuale, è uno strumento dall’uso necessariamente eccezionale e da ponderare attentamente: è un motu proprio legalmente micidiale, dato che estingue il presunto reato persino prima della sentenza giudiziaria. Essa è meglio definita “perdono”, con lessico dal sapere alquanto monarchico-autocratico (e paternalista), a ulteriore dimostrazione di una vaga arcaicità delle istituzioni federali americane a dispetto di chi vi veda la quintessenza della modernità.
Davvero fulminante il commento di Vittorio Feltri.
….. «E’ piena e incondizionata» la grazia firmata da presidente degli Usa Joe Biden in favore del figlio Hunter, al quale, in pratica, il dem ha salvato il fondoschiena dal concreto rischio di finire in galera da qui a poche settimane con una condanna che avrebbe potuto consistere addirittura in venticinque anni di detenzione. I reati contestati: acquisto illegale di armi omettendo di dichiarare la propria dipendenza dagli stupefacenti ed evasione fiscale. Si stima che Hunter non abbia versato al fisco quasi un milione e mezzo di dollari, utilizzati per pagare mignotte, droga, alberghi di lusso, vestiti, automobili costose. Per i democratici la magistratura ha sempre ragione fino a quando non sono loro stessi a dovere essere giudicati o ad essere condannati, in questo caso, i giudici sbagliano e addirittura perseguitano. Biden si è spinto al punto di affermare, allo scopo di giustificare una grazia la cui ragione risiede unicamente nel vincolo del sangue, che il figlio sarebbe stato preso di mira dal sistema giudiziario in quanto rampollo di Joe stesso. Il che non sta proprio in piedi. Il presidente racconta che il martire Hunter è «sobrio da ben cinque anni e mezzo» e che adesso occorra mettere fine a questo accanimento giudiziario, che sarebbe di tipo politico, nei confronti di una così bella e pulita persona. Biden sostiene di «credere nel sistema giudiziario» ma che il processo che vede imputato il figlio «sia stato infettato e abbia portato ad un errore» e aggiunge che si augura che gli americani «capiscano perché un padre e un presidente siano giunti a questa decisione». Tradotto: il tribunale si sbaglia, perché lo stabilisco io, mio figlio è innocente e immacolato ed io lo grazio, calpestando altri poteri dello Stato di diritto, di cui, pur essendo presidente, me ne infischio.
“Un padre e un presidente”: insomma, “tengo famiglia”. D’altronde, gli avi della first lady uscente erano italiani.
A. Martino
Lascia un commento