TRA GUERRA E FOLLIA ECONOMICA: CHI PAGHERÀ IL CONTO PER L’IMPEGNO IN UCRAINA?
Il compianto Paolo Borsellino soleva dire: “Seguite i soldi e troverete la mafia“. Questo stesso principio, senza timore di smentita, può essere applicato, pari pari, anche alla guerra.
L’irriducibile ostinazione di Joe Biden nel non voler porre fine al conflitto in Ucraina, a qualsiasi costo, persino con il rischio di scatenare un Terzo Conflitto Mondiale, si spiega solo con le enormi somme di denaro pubblico che il blocco occidentale ha investito per sostenere l’Ucraina e il governo di Volodymyr Zelensky. Oggi, in assenza di una svolta, tali somme rischiano di andare irrimediabilmente perdute, compromettendo le già precarie economie del “vecchio continente” per i prossimi 20-30 anni.
Gli Stati Uniti, veri dominus dell’Alleanza Atlantica, hanno speso, in modo diretto e indiretto, oltre 174 miliardi di dollari. I Paesi europei, dal canto loro, hanno stanziato più di 1.000 miliardi di dollari tra aiuti militari, economici e umanitari.
Tra questi miliardi, pochi sanno che uno è nostro.
L’Italia, infatti, ha contribuito con circa 660 milioni di dollari in aiuti militari, 310 milioni in aiuti economici e 50 milioni per l’assistenza umanitaria.
Tutte somme che avrebbero potuto essere destinate, ad esempio, al settore sanitario o nel rifacimento delle reti idriche — veri e propri colabrodo nazionali — o ad altre opere strategiche che mancano drammaticamente nel nostro Paese. Invece, si è preferito assecondare la cieca e insana volontà di Biden, anche quando questa rasentava il paradosso, la follia e persino il masochismo per noi italiani.
Un esempio eclatante è stato l’abbandono forzato delle forniture di gas di Gazprom, che costavano all’Italia solo 27 euro per megawattora (€/MWh), a favore di fornitori statunitensi e nordafricani. Questo cambio ha provocato un’impennata dei prezzi, che nei momenti di maggiore crisi hanno superato i 292 €/MWh, ovvero dieci volte tanto. Il danno economico derivante da questa decisione è stimato intorno ai 200 miliardi di euro.
Come possono allora i nostri leader, dopo più di mille giorni di guerra e circa 250.000 ucraini morti, dire semplicemente: “Scusate, ci siamo sbagliati“?
Ovviamente, non possono. Le scuse, di fronte a tragedie di questa portata, valgono ben poco.
La cosa più logica, a questo punto, sarebbe che si dimettessero e si ritirassero a vita privata. Chi ha avuto gli strumenti per comprendere la realtà, ma non è stato in grado di farlo, è direttamente responsabile di questa disfatta — che io, del resto, avevo già vaticinato due anni fa.
Ma non si dimetteranno. E probabilmente non capiranno mai che queste mie parole non sono un atto di partigianeria o disfattismo, né un attacco personale. Si tratta, piuttosto, di una fotografia di una realtà ineluttabile, che ho profetizzato a più riprese e che, ahimè, è rimasta inascoltata.
Chi ama la Patria, e ne ha la capacità, esprime il proprio amore anche attraverso ammonimenti profetici. E, se loro non faranno un passo indietro, sarà il corso inevitabile della storia a costringerli, forzatamente, a farsi da parte … spero senza ulteriori danni per il Paese.
Lorenzo Valloreja
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