E SE VINCESSE KAMALA HARRIS ?
L’ Ortis è trumpiano praticamente da sempre, per una serie di motivi contenuti in centinaia di articoli redatti dal sottoscritto, dal direttore, e da altri collaboratori della testata.
Essi vanno dalle grandi questioni etiche (aborto, ideologia gender et cetera) fino all’ordine internazionale (chiusura della guerra russo-ucraina e non solo) passando per le questioni economiche, sociali, culturali. Non ignorando la persecuzione giudiziaria a carico di DJT.
Chi scrive questo articolo gioirà per il secondo mandato non consecutivo del tycoon, fenomeno politico-istituzionale assolutamente acrobatico nella storia USA in quanto tale a prescindere da tutto (l’unico precedente è quello di Grover Cleveland, presidente dal 1885 al 1889 e dal 1893 al 1897).
Eppure, sta nelle possibilità umane, politiche e statistiche, che la attuale vice presidente Kamala Harris passi all’ufficio più importante della Casa Bianca. Non ho eccessiva fiducia nei sondaggi che da mesi non fanno in fondo, che ripetere il “testa a testa negli stati chiave o in bilico”, e solo oggi uno se ne è uscito con i quattro punti di vantaggio pro Harris (non molto corretto, grazie all’assenza del silenzio elettorale negli states).
Preferisco guardare ai segnali che i mercati finanziari inviano, alquanto contraddittorii (se il titolo “pazzo” Trump media & technology fa il suo solito exploit discontinuo sul 15 %, così non è per il dollaro che invece in caso di scommessa o certezza di rielezione di Trump dovrebbe rafforzarsi).
Una elezione della dem significherebbe, innanzitutto, un “non fare prigionieri” nel senso che, da ex magistrato radicale di sinistra, una delle sue priorità sarebbe spedire Trump in galera dando finalmente pratico seguito alle tante imputazioni di costui. E non avrebbe affatto vita semplice il tycoon Elon Musk, che si è prodigato per il “collega” Trump in denaro (con non so quante centinaia di milioni di dollari) e persino personalmente da vero e proprio candidato-ombra. Già è pronto qualche procedimento per la lotteria elettorale da un milione di dollari al giorno, o per sue dichiarazioni sopra le righe contro la stessa Harris.
Anche se non credo che spaccare ancora di più gli americani sia sensato, la potenza dell’ideologia woke e di Pensiero Unico, e il rancore verso chi tenta di sbarrarle la strada, non è da sottovalutare. E neanche Jeff Bezos padrone di Amazon potrà dormire sonni tranquilli, dopo aver impedito al Washington Post di cui è proprietario, di appoggiarla ufficialmente.
In questa logica andrà anche un ulteriore aumento della tassazione verso i contribuenti più ricchi. La spesa “sociale” o piuttosto assistenziale crescerà, per onorare le sue cambiali in vista di un secondo mandato, laddove con Trump si sarebbe assistito piuttosto a un boom di lavori pubblici.
L’atteggiamento verso la Cina non cambierà mantenendo il grosso dei dazi già esistenti varati dal precedente mandato di Trump, come d’altronde Biden ha già fatto.
Il rapporto con l’ Unione europea, a patto che questa continui a riconoscere un suo ruolo politicamente ancillare verso gli USA, resterà sostanzialmente immutato, cementato dalla guerra su commissione (per entrambi, e per la NATO) condotta dall’Ucraina verso la Russia.
Così come in campagna elettorale la Harris ha parlato di Palestina e Gaza agli arabi, e di Palestina e Gaza agli esponenti della lobby ebraica, l’ambiguità coprirà, in fin dei conti, l’arbitrio e il delirio di onnipotenza israeliano.
Aborto e teorie gender varie ed eventuali, oltre a un femminismo parossistico, saranno parte non scritta della costituzione americana.
Alla fine, mi rimetto a persona ben più autorevole di me quale Elon Musk, che ha profetizzato, in caso di vittoria della “gattara senza figli” per dirla col candidato repubblicano alla vicepresidenza, la fine, sic et simpliciter, della Libertà.
Il partito repubblicano si spaccherà, tra gli eredi del populismo trumpiano e coloro che, sostanzialmente pedine di un establishment che concede alternanza ma non alternativa, manterranno in vita un soggetto politico senza reale identità o confluiranno direttamente nel partito democratico.
A. Martino
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