SOTTO IL PESO DELLE MENZOGNE IL MONDO SE NE PUÒ ANCHE ‘ANDARE A PUTTANE’
Va bene che la propaganda è pur sempre propaganda, e va bene anche che, quando viene esercitata in Italia – un Paese, ahimè, asservito agli Stati Uniti ormai da 80 anni, cioè dalla sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale fino a oggi – mostri spesso il peggio di sé. Tuttavia, persino la faziosità dovrebbe avere un minimo di decenza, rispettando quelle regole basilari che garantiscono la coesione sociale e impediscono che una comunità si suicidi letteralmente sotto il peso di menzogne reiterate.
Provo pertanto profonda pena e schifo per il goffo tentativo di certa stampa di cadere “dal pero” per la notizia, ormai con un mese di ritardo, dell’arrivo di migliaia di soldati dell’esercito nordcoreano nelle zone di guerra tra Russia e Ucraina. Costoro forse non sanno leggere e scrivere, o erano in vacanza quando, lo scorso 20 giugno, a Pyongyang, Kim Jong-un e Vladimir Putin hanno firmato un accordo che stabiliva che i loro due Paesi si sarebbero forniti assistenza militare reciproca in caso di attacco da parte di altre Nazioni?
Ebbene, l’incursione ucraina del 6 agosto 2024 nella zona di Sudzha, situata al confine tra Kursk e l’Oblast ucraino di Sumy, che ha portato l’esercito di Kiev a conquistare in pochi giorni ben 45 chilometri quadrati, non rientra forse nelle clausole citate? O certa stampa, come forse solo Zelensky e il suo entourage, crede che anche la Russia e gli altri Paesi siano come l’Italia? Italia che, ricordiamolo, nel 2011 è stata capace di ignorare il “Trattato di Amicizia, Partenariato e Cooperazione” firmato solo tre anni prima, cioè il 30 agosto 2008 a Bengasi, dall’allora Primo Ministro italiano Silvio Berlusconi e dal leader libico Muammar Gheddafi, nel quale si prevedeva specificatamente all’art. 20 che l’Italia avrebbe impedito ogni attacco dal proprio suolo verso il territorio libico.
Dunque, qualcuno sano di mente ha mai potuto pensare veramente che Mosca e Pyongyang sarebbero state così “sportive”? Credo di no! Specie se si è ricordato che la Russia, che è una potenza e ha sempre fatto del formalismo legale e diplomatico una propria bandiera, non poteva e non può permetterselo, e sbaglia veramente chi, come la von der Leyen e altri, crede di poter giocare con il Cremlino.
È in questa ottica che mi sento di fare nuovamente un elogio a Viktor Orbán, l’unico leader politico, in quanto Primo Ministro ungherese e Presidente del Consiglio dell’Unione Europea, che conta e che è riuscito a mantenere una lucidità mentale rara di questi tempi. Infatti, durante la sua ultima visita a Tbilisi, subito dopo le contestate elezioni politiche nel Paese caucasico, ha dichiarato: “Le elezioni in Georgia sono state libere e democratiche e, fortunatamente, la vittoria di Sogno Georgiano ha impedito al Paese di diventare una seconda Ucraina”. Come dargli torto?
Intanto, però, il 5 dicembre si avvicina sempre di più, e con esso la speranza che, subito dopo l’elezione di Trump, la guerra in Ucraina possa cessare, ricostituendo in Europa un equilibrio pacifico e duraturo tra le due principali potenze.
Lorenzo Valloreja
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