PAPA FRANCESCO AFFERMA CHE TUTTE LE RELIGIONI SONO UGUALI. MA QUINDI, SONO TUTTE VERE O TUTTE FALSE?

In occasione del suo ultimo “viaggio apostolico” , (ah questi benedetti primi seguaci del Cristo però così fissati nel convertire, e fanatici da farsi martirizzare tutti…), papa Francesco, intrattenendosi con dei giovani, ha illustrato una “verità” che nel mondo (post)cattolico era nell’aria, in fondo, da mezzo secolo abbondante.

E qui, una volta tanto, devo difendere il tanto discusso Concilio ecumenico vaticano secondo, che confermò che in ogni religione vi è sì una scintilla di Verità, ma pure che la pienezza in essa vi è solo in Cristo. Il papa “venuto dalla fine del mondo”, che ha tra l’altro recentemente deciso che quando il momento verrà, sarà esposto in bara chiusa, e non visibile ai fedeli (retaggio di arcaica devozione per il  “corpo tempio dello spirito” del Vicario di Cristo), ha insomma affermato che tutte le religioni sono uguali, date che tutte sono strumenti per arrivare a “Dio”.

Ancora sei o sette anni fa, questo particolare “magistero” avrebbe fatto molto più scalpore: ora non più di tanto, un po’ perché in fondo questo è l’ecumenismo più compiuto e un po’ perché è tutto il Bergoglio-pensiero che lo contiene. Basti pensare a quando si scaglia contro “la religione” o “le religioni” che nulla possono avere a che fare con la violenza: giusto, però sembra scagliarsi contro i cattolici in primis, eppure nessuno ha mai sentito gridare “Gesù è grande” prima di sgozzare o tagliare la testa a qualcuno,

La “religione”, in questa crepuscolare e deprimente dottrina postcattolica anzi postcristiana, è come il tifo calcistico: sostieni l’ Inter e chissà perché non il Milan a differenza di tuo cugino che vive nello stesso quartiere della metropoli lombarda; o sei agrigentino e il tuo cuore palpita per la Vecchia Signora. Ma le passioni son quelle, identiche: gioisci per il pallone nella rete della porta avversaria, e ti disperi quando il pallone viola la porta dei beniamini.

Il ragionamento, anche per un pensatore ateo, è assurdo secondo logica e davvero risibile. E non farebbe che confermare e attualizzare l’affermazione fulminante dell’illuminista e storico Edward Gibbon, per cui nella Roma imperiale tutte le religioni erano utili per i governanti, vere per il popolo, false per i filosofi.

Sarebbe allora il caso che la Chiesa faccia un mea culpa per i templi pagani distrutti, per il divieto spietato delle cerimonie “idolatre” che erano ormai innocue e quasi folcloristiche, per lo spegnimento del sempiterno fuoco di Vesta, per la rimozione dell’ Ara della Vittoria (forse, il mitico Palladio) dal Senato.

Perché se le cose stessero così, tra il gesto del guardare fidente e soddisfatto al piccolo pennacchio di fumo che si alzava dal tempio di Vesta e il farsi il segno della croce passando dinanzi a una chiesa, non vi è nessuna differenza spirituale: o no? O vogliamo cadere nella teologia da bar per cui “ va bene un dio, ma quelli erano troppi”?

D’altronde, come già scrissi tempo fa, nell’ Urbe deserti o quasi di fedeli, finirono i magnifici templi; e deserte o quasi di fedeli stanno finendo le magnifiche chiese barocche.

L’ imminente Anno Santo prevederà un periodo di Ramadan? Prevedo affari non eccezionali per ristoratori e albergatori romani.

A. Martino

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