I NODI PRIMA O POI ARRIVANO SEMPRE AL PETTINE E L’ABBANDONO DELL’IRAN, DA PARTE DELL’ENI (ITALIA), ERA GIA’ STATO PREFIGURATO, IN QUEL DI WASHINGHTON, ORMAI DA TEMPO.

Sono anni ormai che lo vado dicendo e scrivendo in ogni dove: i nostri interessi Nazionali, ormai, non collimano più con gli interessi né degli Stati Uniti, né della NATO, né tanto meno dei suoi alleati; E nonostante ciò sia palese e constatabile, praticamente da chiunque ne abbia voglia, nessuno vuole credermi, perché?

Forse perché sono affetto dalla Sindrome di Cassandra? No di certo, ed allora?

Quasi sicuramente tanto disinteresse, da parte di chi sarebbe chiamato a monitorare determinate questioni, è da addebitare alla malafede, una slealtà indotta, certo, ma pur sempre di tradimento si tratta.

A tal riguardo è bene ricordare che all’Art.54 della nostra Costituzione viene detto che: << … I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore>> e nel  successivo Codice di Comportamento della Pubblica Amministrazione, all’Art.3, viene precisato come essi: <<…servendo la Nazione … svolgono i propri compiti nel rispetto della legge, perseguendo (solo) l’interesse pubblico … >>; di conseguenza come possono i nostri politici – siano essi, di destra così come di sinistra, di centro piuttosto che ambientalisti, europeisti o sovranisti – accettare il diktat di una superpotenza straniera come gli Stati Uniti che ci impongono di abbandonare un nostro importante partner mediorientale come l’Iran?

Mattei, di certo, si starà già rivoltando nella tomba!

Infatti il Corriere della Sera, il 22 aprile scorso, si è affrettato a riportare una dichiarazione ufficiale del primo gruppo petrolifero italiano nella quale si dice che: << l’ENI non è presente in Iran, e non ha effettuato importazioni di greggio durante l’esenzione >> .

Certo il Cane a sei zampe non sarà presente ora ma, era presentissimo ai tempi di Reza Pahlavi e lo è stato di certo fino al giugno 2017 quando sottoscrisse, proprio a Teheran, un accordo con la
National Iranian Oil Company per condurre indagini tecniche sul giacimento di gas di Kish e sul giacimento petrolifero di
Darkhoveyn
, un giro d’affari che avrebbe fruttato all’azienda italiana miliardi di Euro e che ora, grazie alle ingerenze americane, rimarrà solo un malinconico sogno.

Ma la beffa non è tutta qui. Il Taikun, infatti, non pago della cosa, ha già spiegato che la mancanza del petrolio iraniano sarà sopperita dalla produzione dell’Arabia Saudita e degli Emirati Arabi, paesi, per l’appunto, notoriamente contrari al regime degli ayatollah ed ai quali, ob torto collo, la colazione Giallo/Verde, ed in primis il Premier Giuseppe Conte, dovrà necessariamente allinearsi se non vuole correre il rischio di essere veramente isolata all’interno del campo occidentale.

A questo punto una domanda mi sorge spontanea: Ma vale veramente la pena restare nel blocco occidentale?

Credo proprio di no! e lo penso perché ho la sensazione che, molto lentamente, gli Stati Uniti ed i propri alleati, vogliano rilegare l’Italia al mero ruolo di sciocca esecutrice dei diktat Euro/Atlantisti.

Cercherò di essere più chiaro.

Una volta che saremo cacciati dalla Libia, dall’Iran e da tutto il Mediterraneo, che cosa ci rimarrà? Semplice, saremo chiamati a fornire esclusivamente:

  • Truppe di rincalzo per la NATO nei vari scenari quali Afganistan, Mali e Niger;
  • Navi militari per il trasbordo e soccorso dei migranti;
  • Manodopera e menti altamente specializzate, a basso costo;
  • Pensionati ben retribuiti che aiuteranno, con i propri risparmi, a far girare alla grande le economie dei Paesi direttamente nostri competitori come il Portogallo, la Tunisia, la Bulgaria, la Romania e la Spagna;
  • Terreni, Aziende, Case a bassissimo costo per speculazioni ad altissima redditività.

Mentre gli altri, Stati Uniti, Germania e Francia, prospereranno alle nostre spalle e sulla nostra pelle.

In questo l’affermazione del mio amico Diego Fusaro: << Prima gli italiani” – il sacro motto dei sovranisti – non deve valere solo in basso con gli africani, ma anche, a maggior ragione, in alto con gli americani. Sennò si è solo dei servi che si fingono padroni >> è più che legittima.

Il sovanismo infatti esisteva già prima che Salvini ascendesse al potere ed esisterà anche dopo che il “Capitano“, i suoi seguaci e tutti noi, come è naturale che sia, saremo passati a miglior vita, e questo perché il sovranismo affonda le proprie radici in quel che è il patriottismo, cioè l’amore, il legame e la difesa della terra dei propri padri, ergo non possiamo permettere che un’idea così nobile venga svilita da una “rivoluzione” mancata, da una missione incompiuta.

Oggi è il 25 aprile, e in Italia, la Festa della Liberazione dalla Dominazione dello Straniero e dai Regimi Plutocratici ed Illiberali – come lo sono quelli legati alla finanza internazionale ed ai cosiddetti poteri forti – è ancora ben lungi dall’avvenire.

Prima cambieremo schieramento internazionale e prima ci libereremo dall’oppressione straniera.

Viva l’Italia!

Lorenzo Valloreja

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