OLTRE ALLA TELEGENIA: LA STANCHEZZA DEL POPOLO CHE PORTERÀ AL CROLLO DI TUTTE LE ELITES CORROTE

Chi crede alla “favoletta” secondo cui Kennedy abbia vinto le presidenziali del 1960 solo perché, davanti alle telecamere, appariva più telegenico rispetto a Nixon — il primo, infatti, era ben rasato e sembrava molto più giovane (nonostante ci fossero solo quattro anni di differenza tra i due), mentre il secondo aveva la barba mal fatta e sudava copiosamente a causa delle luci di scena — potrebbe tranquillamente credere anche che Gesù di Nazaret sia morto di freddo! Se non si è compreso che J.F.K. vinse per soli 112.000 voti di scarto, pari a un misero 0,17%, grazie a:

  • i 10 milioni di dollari spesi per la campagna elettorale, una cifra ragguardevole per l’epoca;
  • l’aiuto di oltre 30.000 sostenitori sparsi in tutto il Paese;
  • l’apporto di amicizie più o meno opache, come quella del boss della mafia di Chicago, Sam Giancana;

allora si potrà anche credere che la Harris abbia già chiuso la partita, ieri sera, a Filadelfia contro Trump, che Putin sarà sconfitto in Ucraina, e che i vaneggiamenti di un “Sommo Trombato” come Draghi salveranno un cadavere chiamato Unione Europea.

Fortunatamente, però, non è così, e la realtà batterà la propaganda, con grande stupore e disappunto dei cosiddetti “professionisti dell’informazione”.

Al netto del livello rasoterra del dibattito tra i due contendenti alla Casa Bianca, indice dello stato comatoso del sistema statunitense, vi chiedete che cosa possa importare all’americano medio dei flyover states se la Harris dice a Trump che Putin se lo mangia a colazione, o se Donald la spara grossa affermando che gli haitiani mangiano cani e gatti? Assolutamente nulla!

Al cittadino americano, come a ogni altro essere umano al mondo, importerà solo sapere se le proprie condizioni di vita potranno migliorare: se, cioè, potrà vivere in pace e tranquillità, se ci sarà un futuro per i propri figli e certezze per la propria vecchiaia, e nulla di più.

D’altronde la gente comune è stanca, nel Nuovo Mondo come nel Vecchio, perché anche solo il sogno di questi desideri è ormai svanito a causa dell’incertezza globale e dello stato permanente di guerra in cui è precipitato l’intero pianeta negli ultimi anni. Incertezza alimentata, come abbiamo visto, dal Covid fino a oggi, per tenere in piedi sistemi o, se preferite, regimi imbarazzanti come quello di Netanyahu in Israele, della Von der Leyen in Europa, di Macron in Francia e di Biden negli Stati Uniti.

Il popolo lo sa, ed è per questo che ha deciso di appoggiare e sposare tutte le risposte semplici e lineari, e per questo naturali, che gli vengono presentate, da qualsiasi parte esse provengano: sia da Trump, che da Orbán, passando per Putin, fino alla tanto vituperata AFD, che, al di là delle polemiche ideologiche, è riuscita a raccogliere più del 30% dei consensi nella Germania dell’est, soprattutto tra i giovani.

Di questo sono consapevoli non solo le persone comuni e i leader dei partiti alternativi, ma anche tutti coloro che, in questi innumerevoli anni, hanno costruito le loro fortune sul sistema paludato del politicamente corretto. Sono proprio questi ultimi che fanno ogni genere di scongiuri e “riti voodoo” per evitare che Trump vinca, perché, come avrebbe detto il buon Alberto Sordi, per costoro, “finché c’è guerra c’è speranza!”

Invece, per la gente comune, non c’è più speranza perché il problema della mancanza dell’ascensore sociale non è solo una questione italiana, ma anche e soprattutto una problematica europea e, ormai, mondiale.

D’altronde –  come già avvenuto nella storia (Caduta dell’Impero Romano, Rivoluzione Francese, Avvento del Fascismo e del Comunismo) – grazie a terremoti sociali, clan, famiglie e nuovi gruppi sociali hanno preso il sopravvento sugli altri, sovvertendo lo status quo, finché loro stessi non sono diventati i nuovi “dinosauri” da abbattere. Ma, con la fine della Seconda Guerra Mondiale, i veri partigiani, insieme ai falsi, si sono ritrovati con la strada spianata in tutte le attività: dall’arte all’università, dal pubblico impiego al giornalismo, passando per il potere parlamentare e sindacale e da lì nessuno è riuscito più a spostarli.

Fondamentalmente, dopo più di 80 anni di pace, la società europea si è tristemente tripartita:

  • 1/3 lavora e produce;
  • 1/3 vive di politica e prebende;
  • 1/3 sopravvive con il cappello in mano o grazie ai sussidi.

Ed è questo il principale problema dell’instabilità in cui viviamo: quel terzo che vuole continuare a vivere di prebende tiene sempre più sotto scacco il terzo che lavora e produce, insieme a quello che tira a campare.

Ora,”Super Mario” propone l’ennesimo “Piano Marshall europeo”, più grande e costoso di tutti quelli fin qui visti. Vale però la pena ricordare che anche il Recovery Fund (Next Generation EU) del 2020 fu definito un “Nuovo Piano Marshall” da Bruxelles, e si parla di un piano simile per la ricostruzione dell’Ucraina. Tuttavia, quando di una cosa circolano troppe copie, essa finisce inevitabilmente per risultare inflazionata e inutile.

Inutile sì, perché non sarà un Piano Marshall a salvare:

  • un cadavere putrefatto come l’UE;
  • una Nazione satellite come l’Ucraina, di fronte a un Impero tecnologicamente e militarmente agguerrito come la Russia;
  • classi corrotte, dalla rabbia di un popolo ingannato, affamato ed esausto;
  • il capriccio e la bizzarria di una società, di fronte alla prepotente forza e bellezza della natura e alla sua millenaria consuetudine.

Non ci resta dunque che munirci di snack e bevande per goderci, comodamente seduti davanti al televisore, le facce attonite di cronisti increduli che annunceranno:

  • la vittoria di Trump alle elezioni;
  • la fine della guerra in Ucraina, a vantaggio della Russia;
  • l’implosione dell’UE;
  • il ritiro della maggioranza dei leader europei dalla politica, costretti a trovarsi un impiego.

Tanto, oltre agli uomini e alla storia, a tirare i piedi a questi signori ci penserà il Padreterno, perché, per chi ancora non lo avesse capito… Deus vult!

Lorenzo Valloreja

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