IL TRAGICO CASO DI NATASHA PUGLIESE E LA RIVOLTA ALL’OSPEDALE DI FOGGIA. L’ENNESIMA VIOLENTA REAZIONE A SUPPOSTA MALA SANITA’, O UN DISAGIO MOLTO PIU’ PROFONDO?
Natasha Pugliese è (o purtroppo era) una ragazza ventitreenne morta la notte fra il quattro e il cinque settembre scorsi, come si dice sotto i ferri, cioè mentre era in corso un intervento chirurgico sulla stessa, al Policlinico riuniti di Foggia. Al che si è scatenata, da parte di parenti e amici, una rabbia fino quasi alla microinsurrezione, contro i sanitari ritenuti responsabili della tragedia; i quali hanno dovuto, come da foto, barricarsi in una stanza del nosocomio.
La sfortunata ragazza di Cerignola, dal mese di giugno, era ricoverata al suddetto ospedale pugliese a causa di grave incidente da utilizzo di monopattino.
Voglio introdurre alla tragedia tramite un post scritto da una dottoressa operante in quella struttura: esso vale altresì come formale e sincero rispetto anche della sensibilità e professionalità di chi lavora nella nostra sanità pubblica. Rispetto che tengo ad esternare, ma che dal mio punto di vista non esaurisce affatto l’analisi dell’inquietante accaduto.
E comunque, anche per vissuto personale, garantisco che il ricorso alle maniere forti (fossero pure solo verbali) è sbagliato, detto se non altro in estrema franchezza e buon senso, dato che nel ventunesimo secolo serve solo a parte tutto, a vittimizzare eventuali imperizie e negligenze; e a ficcarsi tra le ruote dentate di una “Giustizia” in cui non riesco ad avere la tanto predicata e politicamente corretta “fiducia”.
Ma ecco uno stralcio significativo di quanto scritto dalla dottoressa, di cui per ovvii motivi, preferisco non fornire nome e cognome.
“….dopo vicende cliniche nelle quali, per ovvi motivi, non è il caso di addentrarsi in questa sede, era stata sottoposta ad un intervento salvavita di neurochirurgia e poi trasferita in un reparto di Riabilitazione, nel quale, con la sua volontà certo ma anche grazie ai protocolli e alle cure del caso, era riuscita a rimettersi in piedi. Le era stata salvata la vita. Dalla buona sanità. Dalla sanità che fa il suo lavoro notte e giorno, quella di cui non si parla. Quella che non si ringrazia. Quella che non fa notizia. Quella gratis, garantita di diritto a tutti”.
Tuttavia però e come accennato, per quanto mi riguarda, e riguarda la linea editoriale de L’Ortis, e come d’altronde può immaginare il nostro lettore più assiduo, sarebbe impensabile che liquidassi quanto avvenuto nell’immediato seguito del luttuosissimo evento, come pura e semplice barbarie; a roba del genere, deleghiamo volentieri i giornaloni o magari il Vespone. Ed è parimenti impensabile che qui si derubrichi il tutto a stiracchiati psicosociologismi vari ed eventuali come ha fatto qualcuno (persino tirando in ballo la rimozione della morte dalla civiltà occidentale odierna, il mancato rispetto per chi “ha studiato” e per gli esperti vari e via dicendo).
Passiamo quindi, a tal punto, a prestare attenzione a quanto affermato, su mezzo analogo a quello della dottoressa di cui sopra, dalla sorella della povera Natasha.
…..La mia famiglia ha fatto la guerra peggio di Gomorra, perché mia sorella è stata uccisa da loro dovevano trasferirla con urgenza visto che era così grave, visto che già ci dissero che non erano competenti su questi interventi…..Mille sono le domande: perché non hanno messo un elisoccorso? Perché l’hanno fatto (l’intervento, ndr) sapendo che non erano capaci? Non mi darà pace nemmeno avere la certezza dopo le indagini che sono stati loro a sbagliare, anche se io ne sono certa mi butto nel fuoco. Troppe cose assurde……Visto che state facendo girare tantissime notizie false, sembra che siamo pazzi, delle bestie, in questa situazione ci troviamo qui a dare anche spiegazioni. Ma lo facciamo solo perché tutti devono sapere la verità! Questa è tutta la verità fate girare questo! L’inizio del nostro incubo che non finirà più!. Dal punto di vista strettamente personale poi, dato che anche io ha assistito alla dipartita di una persona tra le più care che si possano avere in uno spazio ospedaliero, mi ha rinnovato il dolore leggere questo :” …dal finestrino della porta della sala operatoria c’è lei coperta da un lenzuolo verde SOLA coperta di SANGUE La sala era completamente pulita E VUOTA nessuno strumento si intravedeva NESSUN DOTTORE in giro.4 goccie di sangue sul pavimento lontano dal tavolo operatorio la nostra Natascha si è addormentata dicendo arrivo durerà poco. Dicono che è morta alle 21:00 noi l’abbiamo saputo passate le 22…LA MIA TASCHA doveva fare un intervento di rutin (routine, ndr) senza BISTURI senza tagli, La mia Tascia si è addormentata con il pensiero di svegliarsi subito, La mia Tascia c’è la messa tutta ha superato il peggio, pensavamo k l’incubo era terminato, invece no l’incubo é iniziato in quella stanza… Niente e nessuno mi darà indietro mia sorella, pagherei oro per averla qui, per ricevere un suo messaggio farei qualsiasi cosa…”.
Strano anche che, sempre a detta di Tatiana, siano arrivate, prima della comunicazione del decesso, ben dieci pattuglie di polizia (che quindi, non sarebbero riuscite a frenare l’esplosione collettiva di rabbia).
Cosa volete che possa aggiungere, chi come il sottoscritto si pone istintivamente, programmaticamente e ideologicamente dalla parte del Popolo (ovvero gli utenti della Sanità pubblica), invece che, come la quasi totalità dei commentatori, da quella del Sistema (la Sanità pubblica stessa) e della elites in questione (i medici e i loro collaboratori?). Anche se ciò faccio, come potete vedere, con razionalità e obiettività di fondo.
Beh, innanzitutto sono costretto a disapprovare “la guerra peggio di Gomorra”, che tradisce un immaginario distorto dal veleno dei media sistemici (in questo caso con profitto per la tasca di Saviano). E ripeto in parole forse più chiare: la violenza tot court serve solo a far guadagnare avvocati, e a mettersi dalla parte del torto trasformando se stesso in pazzo furioso e gli altri in vittime anzi “eroi” o “angeli” come oggi si usa dire enfaticamente . A meno che non si sia in Rivoluzione, ma non mi sembra proprio.
Però, per favore, mettiamoci nei dannati panni di chi perde un congiunto in un modo così assurdo: perché nel mondo dell’ Intelligenza Artificiale che ci stanno vendendo come panacea di tutti i mali, della medicina teleguidata, o dei futuribili trapianti di testa, o delle protesi comandate da un chip neuronale, dovrebbe essere follia pura morire “sotto i ferri”. Allora, questi cavolo di “ferri”, ad esempio a Foggia dove chissà perché continuano a inca…rsi tanto, fateli manovrare da un bel robot infallibile (lo dite voi): troppo costoso? Ma no, basta inviare un carro armato in meno a Zelensky.
Mi sembra quindi molto probabile che si sia dinanzi all’ennesimo caso di “mala” o “malissima” sanità in una struttura (quella foggiana) dove in questi giorni, inquietantemente, è continuata una specie di guerriglia strisciante per altri casi grazie a Dio meno tragici.
Queste esplosioni di rabbia, in cui più che la Sanità sembra essere bersaglio il “pubblico” ovvero lo “stato” anche se casomai di mezzo vi sarebbe la Regione (sono sottigliezze da diritto amministrativo, dinanzi a queste dinamiche di ebollizione sanguigna), avvengono esclusivamente o quasi al Sud; al non ancora, dopo centosessantaquattro anni, del tutto piegato e castrato ex Regno delle due Sicilie nonostante il bagno di sangue della repressione del cosiddetto brigantaggio e l’espulsione di massa della cosiddetta emigrazione. Intelligenti pauca.
A. Martino
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