L’ASSEGNO UNICO NEL MIRINO DELL’UE: DOPO LA BOLKESTEIN, SIAMO DI NUOVO ALLE SOLITE

Dire che la polemica di queste ore sull’Assegno Unico sia stucchevole è un complimento. Infatti, al di là della veridicità della presunta volontà del Governo di sopprimere l’assegno in questione, è indubbio che un simile provvedimento sarebbe inapplicabile. Questa misura, discendente dal vecchio Assegno Familiare istituito durante il fascismo nel 1934 e che, con diverse denominazioni e tipologie di intervento, è sempre stata erogata ai lavoratori per il coniuge e i figli a carico, a condizione che questi non svolgano alcuna attività lavorativa retribuita, rappresenta l’architrave del sostegno alle famiglie con figli minori. Nessuno può permettersi di cancellarla, pena lo scoppio di violenti tumulti popolari.

In altri termini, l’Assegno Unico non è minimamente paragonabile al Reddito di Cittadinanza, per il quale, tra l’altro, è stata condotta una specifica campagna elettorale da parte dell’attuale Esecutivo con l’intenzione di abolirlo. Tuttavia, come abbiamo già sottolineato in più di un’occasione, il fatto che l’Unione Europea sia pronta ad aprire una procedura di infrazione se il nostro Paese non eliminerà “il requisito della residenza in Italia per i percettori dell’assegno non lavoratori, il requisito della durata del rapporto di lavoro (attualmente di almeno 6 mesi) e non riconoscerà l’assegno anche a chi ha figli residenti all’estero” non significa che i nostri eurodeputati debbano agire come cani da guardia pronti a far ragionare, discutere o mediare con Bruxelles. Piuttosto, ciò evidenzia che i nostri compagni di percorso non sono adatti alla nostra strada, e che non abbiamo interessi comuni con loro, se non addirittura in aperto conflitto.

Quindi, cosa ci stiamo a fare più in Europa?

Ogni volta è la solita storia: ora per l’Assegno Unico, prima per la Bolkestein, poi per il Patto di Stabilità; e nessuno sembra rendersi conto che questa situazione è antieconomica e lesiva dei nostri interessi nazionali.

Non è come ha detto qualcuno, che in questa occasione si vogliono mettere i lavoratori stranieri contro quelli italiani; è molto più semplice: il sistema italiano è strutturato in modo tale che ognuno possa ottenere qualcosa dallo Stato, quando ne ha bisogno, solo se prima, egli stesso o qualcun altro per lui, ha dato qualcosa alla comunità in cui oggi si trova.

Non è razzismo, ma è innegabile che non si possono mettere sullo stesso piano persone la cui famiglia è qui da 500 anni con chi è arrivato l’altro ieri. I primi hanno pagato un conto salatissimo non solo attraverso 5 secoli di tassazione, che ci hanno lasciato ponti, strade, porti, il tessuto produttivo, scuole, chiese, piazze, ecc., ma anche con vite umane per l’Italia, non per un Paese qualsiasi. L’hanno fatto attraverso le guerre d’indipendenza, le guerre coloniali, i due conflitti mondiali e, perché no, anche con le morti sul lavoro come a Marcinelle.

I nuovi italiani sono come noi e forse anche migliori, ma giustamente non possono percepire l’Assegno Unico, come prevede attualmente la legge, se non risiedono da almeno 2 anni in Italia e non hanno un rapporto lavorativo di almeno 6 mesi. Altrimenti, questo sarebbe il Paese del bengodi e non uno Stato del pianeta Terra, e se fosse il Paese della Cuccagna, il sistema di sicuro crollerebbe.

D’altronde, non ho mai visto nessuno stracciarsi le vesti in Europa se l’assegno non è stato dato a un lavoratore italiano il cui reddito, sommato a quello del coniuge, non deriva per almeno il 70% da lavoro dipendente. E stiamo parlando di redditi esigui.

Poniamo ad esempio il caso di un nucleo familiare composto da 4 persone (padre, madre e due figli minorenni) il cui reddito annuo è di 21.000 euro, cioè un reddito mensile di 1.750 euro per due adulti lavoratori. La soglia di povertà è pari a 1.700 euro al mese per il Sud e le isole, dove il costo della vita è notoriamente più basso. Ebbene, se uno dei due è un dipendente e l’altro è un artigiano, e il reddito da lavoro dipendente è di 14.699 euro l’anno mentre quello da artigiano è di 6.301 euro, questa famiglia non percepirà nessun Assegno Unico. Eppure, l’Europa tace!

Ora, se da domani il nostro Assegno Unico sarà pagato dai contribuenti francesi, tedeschi, danesi, belgi, ecc., allora è giusto recepire la richiesta dell’Europa. Ma se l’Assegno continuerà a essere elargito, come negli ultimi 90 anni, attraverso l’INPS, allora l’UE può anche andarsene tranquillamente a prenderlo in saccoccia!

Lorenzo Valloreja

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