GIAMPIERO TOLARDO SINDACO DI NICHELINO TAPPA LA BOCCA A POVIA PREVENTIVAMENTE. DISDETTO UN SUO EVENTO PER LA QUARANTESIMA VOLTA. DETTO E CONFERMATO: LA LIBERTA’ IN ITALIA E NON SOLO, STA MORENDO O E’ GIA’ MORTA.

Dovunque si diriga lo sguardo, gli spazi di libertà (effettivi, non retorici o puntigliosamente regolamentati) vanno restringendosi. Non è polemica fine a sé stessa, è descrizione dei fatti. 

Basti pensare all’arresto in Francia del fondatore-produttore di Telegram Pavel Durov per carente censura sul suo social, e ai commenti del più noto super tycoon sostenitore di D. Trump nonché patron di X, Tesla etc. Elon Musk spazianti dal sarcastico (imminente pena di morte in Europa per un post sgradito) al realmente allarmistico (il prossimo in galera potrebbe essere lui). Questo Musk, pur prendendolo con le pinze, mi sta piacendo sempre di più. 

Ma in questo articolo voglio guardare dentro il nostro piccolo ambito nazionale, e non posso non ricollegarmi a uno dei miei ultimi articoli ( DANIELE DE MARTINO, STAR NEOMELODICA E POLITICAMENTE SUPERSCORRETTA BANDITA DALLE SAGRE ESTIVE. LA CENSURA E’ TORNATA? NON ESATTAMENTE … ) dello scorso 12 agosto. 

Sarà stato per l’infuocata e distrattiva aria ferragostana, ma so che questo articolo riscontrò uno scarsissimo interesse da parte dei lettori. Eppure ci avevo visto giusto, avevo denunciato con insolito tempismo un nuovo fenomeno: ovvero, la tendenza ad impedire ad artisti non omologati, fuori dal coro e politicamente scorretti, di lavorare in pubblici eventi quali le innumerevoli sagre e feste che, particolarmente in estate, punteggiano le sere di tutto il Bel Paese. L’ultima censura riguarda il bravissimo e poetico cantautore Povia, vincitore di un Sanremo con il suo I bambini fanno ooh nel 2005. Da allora, la esternazione del suo libero pensiero in materia di omosessualità e altro, è stata punita col bando da qualunque evento della RAI, e con svariati altri ostracismi. 

Ultimo, quello del sindaco di Nichelino (TO) Giampiero Tolardo, che con questo proclama da vero poliziotto del pensiero, così ha giustificato il divieto per il cantautore pugliese di lavorare da giurato di talent show ed esibirsi da cantante, alla festa patronale locale da svolgersi il 20 settembre: “Povia doveva essere parte della giuria e suonare tre canzoni. Non è un problema di appartenenza politica ma di posizioni che ha rispetto ai diritti civili. Povia più volte ha manifestato posizioni no vax e contro l’aborto, finendo sotto accusa anche da associazioni Lgbtq+ per i suoi testi: quanto di più lontano dai valori della democrazia che la nostra comunità incarna“. 

Il dott. Tolardo deve avere notevolissima opinione di sé giacché alla sua rielezione affermò di scrivere la Storia; tale suo discutibile catechismo da Pensiero Unico deve quindi essergli sembrato doveroso e sicuramente commendevole presso la sua capataz Elly Schlein.

Povia non ha “sofferto in silenzio” come lui usa dire, e ha reagito sui social facendo tra l’altro notare che, a causa di una inesistente libertà di pensiero e opinione, questo è il quarantesimo suo concerto ad essere vietato (participio passato forse giuridicamente inappropriato ma di certo corrispondente alla realtà dei fatti). 

Mi interessa qui però analizzare sommariamente, per un profilo antropologico e intellettuale (esageriamo?) la suddetta dichiarazione del sindaco pidiota (o piddino, suona certamente meglio?), secondo me, inquietante nel suo estremismo antilibertario e illiberale, che ormai va oltre il mero ben noto politicamente corretto. Essa infatti è assolutamente  emblematica, pur partendo da un borgo piemontese di fatto periferia dormitorio di Torino non so come (e neanche mi importa) reinventatosi economicamente dopo la fine dell’assistenzialismo signorile agnelliano e di gran parte dell’indotto FIAT, del chiarissimo passaggio della cosiddetta Sinistra dalla tutela dei diritti dei lavoratori più o meno con gioco delle parti (lavoratori ormai in pensione) a quella dei cosiddetti diritti civili, ovvero alla lotta (assegnatale dalla globalizzazione tecnofinanziaria con priorità rispetto alla cosiddetta Destra, anche qui con gioco delle parti ) per la omosessualizzazione della società.    

Perché i “diritti civili” secondo questa riscrittura materiale della Costituzione repubblicana, ciò, assieme a uccisione nel ventre materno e in attesa dell’eutanasia, praticamente sarebbero. E la loro asserita sacralità, come se si trattasse del più antiquariale antifascismo, li sottrae allo stesso dibattito politico: non perché, o non solo perché, i loro assiomi sarebbero scontati, ma perché non è ammessa e consentita opinione contraria. 

Però il fantastico dott. Tolardo, oltre alla categoria dei “diritti civili”, pare dotare (o meglio, si inscrive, ormai con una certa vena nostalgica, nel relativo flusso intellettualmente lobotomizzato main stream) di analoga sacralità e inobiettabilità, anche quello che tra il 2021 e il 2022 fu non il diritto, ma l’obbligo civile per eccellenza. Parlo cioè della miracolosa puntura anti Covid 19, la cui pericolosità, ormai assodata in sedi assolutamente insospettabili e autorevoli specie oltreatlantiche, il medesimo Tolardo, egli stesso medico, nell’intimo inconfessabile della sua coscienza, se buon medico è e non solo occupante di una poltrona del Sistema, sicuramente ha, forse già allora, conosciuto. 

Ma d’altronde, è tutto una conferma, noi de L’Ortis ve lo diciamo da un pezzo: la Libertà si sta spegnendo sostituita da altro (sarà la inclusività, la correttezza, la legalità, la democraticità, l’europeismo, la “salute prima di tutto” o non so cosa). Ma di certo altro, come un lupo travestito da agnello. 

A. Martino    

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