XX? NI!

L’incontro pugilistico Algeria Vs. Italia, che si è consumato nel contesto delle Olimpiadi parigine, ha creato uno tsunami ideologico, politico, etico e culturale a dir poco devastante.

Personalmente ne ho lette e sentite di ogni colore a riguardo. Ma nel mio piccolo vorrei provare a fornire un contributo dirimente, se possibile. 

Prima di tutto vorrei partire dal fatto che un atleta, di qualsiasi estrazione o specialità sportiva, veda l’approdo alle Olimpiadi come una sorta di Eldorado a prescindere. Ovvero come un traguardo agognato e sognato dopo anni e anni di sacrifici. E se anche non si raggiungesse immediatamente il podio si troveranno sempre le forze e le motivazioni per centrare il bersaglio in futuro (la nuotatrice Benny Pilato docet). 

Quindi, partendo da questo presupposto, possiamo immaginare la grinta e le aspettative riposte in queste Olimpiadi da parte della pugilatrice italiana Angela Carini. 

Purtroppo la nostra Angela si è trovata incastrata, più o meno inconsapevolmente, in un Sistema perverso che l’ha stritolata impietosamente e senza tanti complimenti. Mi viene in mente il noto cartello di pericolo con la scritta “Chi tocca i fili muore!”. Ugualmente chi si avvicina troppo ai cosiddetti Poteri Forti prima o poi sarà fagocitato dagli stessi. 

E infatti di recente mi è capitata sotto gli occhi un’immagine dell’atleta in questione di qualche annetto fa. Il contesto riguardava la ” virulenza” (in tutti i sensi!) del delirio pandemico. In pratica la Nostra, assieme a tanti altri rappresentanti dello sport e dello spettacolo, si era prestata ad una di quelle squallide reclame che avrebbero dovuto spingere il popolo bue a riversarsi come pecore negli hub vaccinali. Quindi, come detto prima, l’atleta azzurra si era già fatta ammaliare dal Sistema diventandone complice a tutti gli effetti. Ma purtroppo il Sistema è un amante geloso e non ammette di essere piantato in asso dall’oggi al domani. 

E veniamo dunque alle olimpiadi parigine. 

Una manifestazione totalmente impregnata di propaganda woke e LGBTQ. Una sorta di Gay Pride mondiale, in pratica.

Un happening talmente assurdo, talmente sopra le righe da risultare comico se non grottesco. Poiché in tale ambito si sono volute sovvertire tutte le più elementari regole della logica e del buon senso. Il CIO ci ha voluto far credere che 1+1=3, che l’acqua asciuga e il sole bagna, che il cielo è verde e l’erba e blu e che un essere umano dotato di cromosomi XY sia da considerare una donna. Senza se e senza ma.

Infatti il Comitato Olimpico ha ammesso a pertecipare agli incontri di boxe femminile il/la tailandese Lin Yu-ting e l’algerino/a Imane Khelif. Ovvero due personaggi ai quali l’IBA (l’associazione Internazionale di Boxe) aveva proibito di gareggiare contro le donne poiché provvisti di cromosomi maschili. Invece il sopramenzionato Comitato Olimpico, preso da un vero e proprio delirio di inclusivita’, ha permesso a degli uomini a tutti gli effetti di pestare a sangue delle donne. Innescando così un vero e proprio corto circuito ideologico e cognitivo.

Infatti le femministe dure e pure, paladine contro il patriarcato e la violenza sulle donne, non hanno fatto un plisse’ riguardo le scelte del CIO. Avallando l’idea sottintesa che l’uomo non possa malmenare una donna a priori, a meno che questa non si trovi all’interno di un ring.

Quindi vediamo di come tante pugilatrici si siano trovate incastrate e risucchiate da un vero e proprio circolo vizioso, come abbiamo visto prima. E tra queste atlete c’è anche la nostra Angela. Schiacciata da un bel dilemma. Tra incudine e martello, come si suol dire.

Infatti abbiamo detto che il Sistema non solo ti obbliga a vaccinarti ma ti obbliga anche ad essere inclusivo. Quindi se ti rifiuti di combattere contro un uomo ti accuseranno come minimo di omofobia e ti porterai questo marchio indelebile a vita. Sennò ti piegherai docilmente ai dettami del politically correct e te le farai dare di santa ragione. Con abbondanti dosi di mutismo e rassegnazione.

Angela Carini poteva scegliere tra due opzioni, quindi. Purtroppo l’Italia è la Patria del “cerchiobottismo” e delle “convergenze parallele”. E di conseguenza la nostra atleta ha scelto di non scegliere. Poteva dire Si o No al combattimento impari. Ha detto “Ni!”.

Infatti ha incrociato i guantoni con il/la algerino/a ma dopo una manciata di secondi si è arresa poiché un pugno le avrebbe fatto troppo male e ha abbandonato il ring tra le lacrime. 

Sinceramente non me la sento di giudicare la scelta della giovane atleta. Ognuno ha le proprie buone motivazioni nelle scelte che prende. Però è un dato di fatto che la Carini abbia scontentato un po tutti.

C’era infatti una gran parte della popolazione italiana che confidava in un solenne e deciso rifiuto a combattere. Così da poter stigmatizzare questa palese ingiustizia sportiva. Mentre altri confidavano in un improbabile “che vinca il migliore!”. Nulla di ciò è accaduto e, di conseguenza, il mondo dei social è letteralmente impazzito. In tutti i sensi. In pratica la pugilatrice è stata massacrata anche sul web oltre che sul ring.

Infatti in pochissimo tempo sono apparsi sui vari social network dei salaci commenti riguardo il fatto che un pugile possa ritirarsi perché ha preso dei pugni, e di conseguenza un nuotatore possa ritirarsi perché gli è entrata acqua nel naso, uno schermidore possa rifiutarsi di gareggiare perché il bianco ingrassa etc. etc.

Ma pensandoci bene potevano esserci altri modi per contestare le scelte prese dal CIO. Come ha fatto la pugilatrice bulgara Svetlana Kamenova Stavena dopo essere stata battuta, ça vas sans dire, dal/dalla tailandese Lin Yu-ting di cui sopra.

Ebbene la bulgara, al termine dell’incontro,  ha fatto due volte il segno della “X” incrociando gli indici delle mani. Un gesto per sottolineare la propria appartenenza al genere femminile (XX). Di contro al corredo cromosomico del proprio sfidante (XY).

Ma poi mi chiedo perché gli atleti  che si definiscono “intersex” debbano sempre confrontarsi con le donne. Infatti il termine “intersex” farebbe intendere la condizione di persone “ibride”, un po maschi e un po femmine. Quindi sarebbe lecito pensare che possano essere in grado di misurarsi indifferentemente sia con gli uomini che con le donne. Sarebbe interessante avere un parere del Comitato Olimpico a riguardo… 

Comunque nel corso di queste “Olimpiadi al contrario”, come direbbe il gen. Vannacci, avremo alla fine il privilegio di assistere ad una finale di boxe femminile disputata tra due uomini.

“Perfettamente coerente con l’incoerenza attuale” (Cit. R.Panarelli)

Alessio Paolo Morrone 

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