E’ UNA CRUDELTA’ LEGALIZZATA E QUALCHE VOLTA UTILE ALLE INDAGINI SPIARE L’INCONTRO DI UN DETENUTO CON I GENITORI, MA SEMPLICEMENTE OSCENO PASSARE TALE MATERIALE ALLA STAMPA. TANTO, NESSUNO SARA’ MAI CHIAMATO A RISPONDERNE.

Ma la “legalità” vale solo per qualcuno? Solo per qualche “povero fesso” senza una toga o una uniforme o un qualche tesserino della pubblica amministrazione o per qualcuno di costoro da una “parte sbagliata”, intendiamoci senza tanti sottintesi?

Si è alle solite, anche se il contesto specifico non si era mai presentato sinora. Siamo a novembre 2023. Filippo Turetta, appena estradato dalla Germania dove era stato bloccato nel suo peregrinare dopo l’atroce gesto dell’uccisione della ex fidanzata Giulia Cecchettin, ha un primo colloquio in carcere con i genitori. Si guarda smarrito attorno, non so se imbarazzato dalla presenza dei familiari al cospetto dei quali comprensibilmente prova rimorso e immensa vergogna o se intuisca che il momento di tragica intimità familiare è proditoriamente carpito.

Afferma di essere trattato meglio di quanto meriti sia in galera che dagli inquirenti, e il padre (probabilmente intuendo che questa disperazione possa portare a gesti estremi), in qualche modo fa ricorso a una dialettica minimizzatrice facendogli notare che ci sono altri duecento responsabili di femminicidi, e che in fondo non è un “terrorista”.

Sorvolando sul concetto di “terrorista” che spesso indica semplicemente chi compie atti non necessariamente omicidiari contro un sistema vigente, e che poi la Storia potrebbe santificare (vedansi certi eroi del movimento liberal-unitario italiano dell’Ottocento), non mi permetto minimamente di sindacare, giudicare, o comodamente fare morali da tastiera contro le parole di un povero padre, e contro una povera madre (muta penso per il troppo dolore interiore).

Trovo però semplicemente terribile (nel senso giacobino del termine) spiare dal buco della serratura, un simile momento. Questa non è una “intercettazione”, è una vera e propria spiata di persone loquacemente ingenue per la loro non pregressa frequentazione delle patrie galere.

Che vi siano regolamenti carcerari o qualche comma di non so quale legge che consentano giuridicamente simili bassezze morali è sicuro (summum ius summa iniuria, così andava, va e andrà il mondo); però tali immagini e parole rubate non dovrebbero assolutamente fuoriuscire dalle arcane stanze dell’ apparato poliziesco-giudiziario, anzi se ne dovrebbe persino ignorare l’esistenza e poi distruggerle qualora riscontratane la ininfluenza ai fini delle indagini e dei procedimenti in corso.

E non ce l’ho neanche con il settimanale specializzato in “fattacci” che, venuto in possesso dello scoop, ne abbia semplicemente usufruito: complimenti per il pelo sullo stomaco e ad maiora. Però, e mi si scusi per la mia impertinenza, alla redazione di Giallo, quel filmato che non è certo scaricato da YouTube o da Facebook, chi lo ha passato? Babbo Natale? La Befana? E chi lo ha fatto, lo ha fatto per amicizia? O per un tornaconto molto venale?

Ognuno si dia la risposta che ritiene più opportuna. Per quanto mi riguarda, una sensazione per me ineliminabile è quella di una vita pubblica di enorme ipocrisia, falsità, e crudeltà morale. 

A. Martino

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