SE ENRICO MATTEI FOSSE ANCORA VIVO VI PRENDEREBBE A PERNACCHIE IN FACCIA
In questi giorni si celebra l’anniversario della nascita di un grande italiano, Enrico Mattei, un politico che, per caso o forse per volontà divina, si ritrovò tra le mani un “carrozzone” – così, infatti, fu dipinta per la vulgata popolare l’Agip (Azienda Generale Italiana Petroli) subito dopo il 25 aprile 1945, che gli americani dolosamente volevano farci smantellare, ma – di cui le reali potenzialità erano ben note a capitani d’industria come Mattei, il quale, proprio durante il fascismo, aveva prosperato creando una rete di contatti e conoscenze formidabile.
Ed è per questo che Mattei decise di fare il contrario, cioè di rilanciare l’Agip e usarla come volano per il nostro Paese.
A tal riguardo pochi sanno che il futuro Presidente dell’ENI, a partire dal 1934 con la propria azienda, “l’Industria Chimica Lombarda”, divenne fornitore ufficiale di vernici e prodotti chimici del Regio Esercito Italiano e questo business non sarebbe mai stato possibile senza le giuste attinenze e connivenze sia con le varie gerarchie del partito fascista che del mondo accademico, tra cui quella con il prof. Marcello Boldrini.
Questi, docente dal 1938 al 1942 presso l’Università Cattolica di Milano di “Demografia generale e comparata delle razze”, era originario di Matelica, città nella quale Mattei trascorse buona parte della sua vita.
Boldrini, poi, nella primavera del 1942 si arruolò volontario tra gli alpini per la campagna di Russia, dove si guadagnò i gradi di capitano. Rientrato in Patria nel marzo del 1943 con i pochi superstiti dell’ARMIR, aveva maturato un’ostilità netta nei confronti dei tedeschi e del regime fascista.
Era quello lo stesso periodo in cui Mattei cercava inutilmente di accreditarsi presso gli ambienti antifascisti e veniva guardato con sospetto da questi ultimi a causa dei propri trascorsi. Così, nel maggio del ’43, grazie ad una lettera di presentazione del suo amico Boldrini, fu ricevuto da Giuseppe Spataro, politico abruzzese sturziano, di 9 anni più anziano, che, essendo originario di Vasto, certamente già conosceva perché, in gioventù, aveva studiato presso la Regia Scuola Tecnica della cittadina frentana.
Tuttavia, dopo le rocambolesche vicende dell’8 settembre, nel 1944, Mattei, insieme a Boldrini, era al comando dei gruppi partigiani operanti sulle montagne circostanti Matelica.
Ed è proprio nello stesso anno che venne creato il Comando militare Alta Italia del CLNAI di cui Enrico Mattei fece parte per la neonata Democrazia Cristiana.
Alla fine della guerra, per le sue doti organizzative, più che militari, gli venne assegnata in gestione, come già detto, l’Agip.
Ora è da considerare che l’Azienda Generale Italiana Petroli era nata, durante il fascismo, con il Regio Decreto Legge del 3 aprile 1926, proprio all’indomani del cosiddetto “affare Sinclair” che portò, con molta probabilità, all’omicidio dell’Onorevole Matteotti.
Scopo dell’Azienda era quello di svolgere ogni attività relativa all’industria e al commercio dei prodotti petroliferi, oro nero che veniva:
- Acquistato, dal 1923, dall’URSS ed ecco perché, incredibile a dirsi, uno dei primi regimi a riconoscere la Russia Comunista fu l’Italia Fascista;
- Ricercato ed estratto in Romania e Albania.
Altre ricerche dell’Agip che portarono a risultati positivi furono effettuate in Iraq, in Italia nelle regioni di Basilicata, Emilia Romagna, Lombardia e Sicilia e nelle colonie in Libia.
Ecco si badi bene a questo bagaglio di esperienze e notizie che saranno poi la direttrice fondamentale dell’intera opera di Mattei, il quale, al di la di un antifascismo di facciata, non si fece scrupoli di assumere e valorizzare il personale che durante il regime aveva fatto queste scoperte e condotto le trattative con Paesi che oggi non esiteremmo a definire “canaglia” come l’URSS di Stalin.
Così il primo pozzo di metano italiano fu aperto a Caviaga (LO) ed a Cortemaggiore (PC) fu cavato petrolio come, allo stesso modo, si stava per fare in Sicilia alla vigilia della sua morte, nel 1962.
Poi, i machiavellici rapporti con l’Unione Sovietica durante la Guerra Fredda, le intromissioni più o meno velate nella Guerra d’Algeria e nelle altre guerre anticoloniali in chiave antifrancese, il rapporto diretto con lo Scià di Persia e la NIOC che gli valsero l’affidamento di concessioni a condizioni particolarmente favorevoli per l’Iran, ma che attirarono anche l’inimicizia del cartello delle sette sorelle, dovrebbero essere la dima della nostra attuale politica estera … ed invece, osiamo presentare al mondo intero un piano chiamato “Mattei” che, di quell’Enrico li, non ha proprio nulla … anzi … sono convinto che se fosse ancora in vita farebbe un “pagliatone” tanto a tutta la nostra classe politica.
Altro che Europa!
Altro che fedeltà all’Alleanza Atlantica!
La stella polare della nostra Repubblica dovrebbe essere esclusivamente l’interesse nazionale italiano, costi quel che costi, da perseguire in qualsiasi modo.
Ma secondo voi se Mattei fosse ancora tra noi sarebbe stato d’accordo con il sanzionare la Russia, l’Iran, con il fare la guerra a Gheddafi, con l’essere cecamente a favore di Israele???
Suvvia, siamo seri, non scherziamo!
Se fosse ancora vivo, rivolto alla platea internazionale, senz’altro userebbe queste parole: “Io credo che in Italia abbiate finito di fare una politica vostra, che da adesso in avanti la faremo noi … nell’esclusivo interesse del nostro Paese … (pertanto) non abbiamo più nulla da dirci, però … il colloquio di oggi (ve lo posso garantire, ve lo ricorderete) per tutta la vita!”
Appunto … se fosse ancora vivo, ma siccome non lo è, dobbiamo pure subirci il “Trattato del Quirinale”.
Spesiamo solo che, in un futuro non troppo lontano, ad essere eletti, non siano solo dei parolai, ma anche degli esperti di geopolitica altrimenti sarà la fine per questa nostra Nazione.
Lorenzo Valloreja
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