LA CRISI DELLA CHIESA VIENE ORMAI DA LONTANO.BENEDETTO XVI LO CERTIFICA CLAMOROSAMENTE.

Infine, ha parlato. Ed è stato, è e sarà, devastante. Una specie di revisione in chiave autorevole e intellettuale del memoriale Viganò che questa estate ha sollevato esplicitamente la problematica della lobby gay nella Santa Sede.

In Germania Klerusblatt e in Italia il ben più noto e prestigioso Corriere della sera, hanno pubblicato uno scritto di diciotto pagine (in pratica, una specie di pamphlet) in cui l’ex papa Josef Ratzinger o meglio ”papa emerito”, un tempo sul Sacro Soglio al nome di Benedetto XVI, ha detto la Sua sulla gravissima crisi che affligge la Chiesa cattolica, mettendo a rischio la sua stessa capacità di continuare a parlare con l’uomo contemporaneo, e di assisterlo in questa “valle di lacrime” a volte meravigliosa, a volte terrificante.

Gli amici de L’Ortis dovrebbero ormai conoscere le nostre critiche verso papa Francesco, mai dettate da anticlericalismo e nemmeno dal livore pregiudiziale dei tradizionalisti più intransigenti, come i sedevacantisti; anzi nel mio ultimo articolo in tema, mi sono sforzato di mostrare filiale, e umana,  comprensione verso un Pontefice che appare sempre più come il disorientato timoniere di una barca squassata da violenti e torbidi flutti, applaudito dai miscredenti probabilmente proprio perché visto come un gestore fallimentare innocuo, oggettivamente strumentalizzabile e funzionale al mondialismo con la sua ossessione verso i flussi migratori, e l’oggettivo smantellamento della morale cattolica se non della dottrina millenaria in genere.

 La religione, ha più volte esplicitamente affermato facendo riferimento al sentimento religioso in genere, che si sia cristiani o buddhisti o zoroasthriani o quello che cavolo ti pare, è una gran bella cosa, però prima viene l’appartenere alla famiglia umana: vogliamoci bene, noi cristiani non vogliamo dar fastidio a nessuno. Lutero? Un grande teologo troppo in anticipo sui tempi. La morale cattolica, e la sua netta condanna dell’omosessualità così vintage e politicamente scorretta? Da smantellare gradualmente ma inesorabilmente.

E adesso, con immensa autorevolezza,  Ratzinger dice la Sua sul tumore che affligge la Chiesa, cioè la pedofilia (collegata all’omosessualità, non lo dice esplicitamente ma il nesso logico lo traccia e come). Attorno al 1968, si produsse tra società civile e comunità ecclesiale un corto circuito micidiale fra la famosa “apertura al mondo” del Concilio ecumenico Vaticano II, e l’ancora più noto “68”: mutande pazze dappertutto, insomma e per sdrammatizzare; premessa ai nostri giorni della fine della famiglia naturale, dell’aborto, e di tutto il resto. Probabilmente, la deriva secolare fu preparata da quella ecclesiastica, questo lo dico io se non altro per l’ordine cronologico degli eventi.

“Mi sono sempre chiesto – scrive Benedetto – come in questa situazione i giovani potessero andare verso il sacerdozio e accet­tarlo con tutte le sue conseguenze. Il diffuso collasso delle vocazioni sa­cerdotali in quegli anni e l’enorme numero di dimissioni dallo stato cle­ricale furono una conseguenza di tutti questi processi”.

Ma lo scritto ratzingeriano (forse il testamento spirituale di un colossale intellettuale) è come al solito concreto, di logica serrata e sanamente illuminista nella ricostruzione e interpretazione dei fatti, senza peli sulla lingua anche perché a questo punto, che senso avrebbe? Si fa leggere, come si dice, togliendosi persino qualche sassolino dalla scarpa. E il suo taglio è più sociologico e storico che teologico: “In diversi seminari – Egli scrive – si formarono club omosessuali che agivano più o meno apertamente e che chiaramente trasformarono il clima” nelle scuole sacerdotali. La “Santa Sede sapeva di questi problemi”, sebbene “senza esserne informata nel dettaglio”, ma non riuscì a frenare la deriva progressista. Il Santo Padre critica i prelati che “rifiutano la tradizione cattolica” in nome di “un nuovo rapporto con il mondo” e una “moderna cattolicità”. E poi lamenta di come in alcuni seminari “studenti sorpresi a leggere i miei libri venivano ritenuti non idonei al sacerdozio”. È così che, negli anni Ottanta, la pedofilia inizia a diventare “una questione scottante”.

Ora, però, con l’umiltà che un tempo si usava quando ricevuti ancora da Pio XII, in ginocchio e con lo sguardo a terra, una obiezione la avremmo. Siamo sicuri che lo stravolgimento della dottrina cattolica, anzi della vita dei cattolici, non abbia a che fare qualcosa con l’esistenza stessa del Concilio Ecumenico Vaticano II? Già lo affermammo, e lo ripetiamo: qui il Convitato di pietra si chiama Modernismo, leggiamoci la Pascendi Dominici Gregis di San Pio X. Non sono un teologo, ma la qualifica di intellettuale cattolico voglio presuntuosamente arrogarmela: e il fallimento storico dell’assise roncalliano-montiniano, concreto, effettivo, è evidentissimo.

Ma la fede ci impone di credere che non praevalebunt.

ANTONIO MARTINO    

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