ANCHE L’ORECCHIO VUOLE LA SUA PARTE
Di recente mi è capitato di visionare un breve video che mostra un uomo, immobilizzato a terra da altri uomini in tenuta militare, al quale viene tagliato un pezzo di orecchio. E questo pezzo di orecchio viene fatto mangiare all’uomo stesso. Una scena decisamente cruenta e disturbante sotto tutti i punti di vista. Che però merita anche di essere contestualizzata, pur rimanendo in tutta la sua crudezza. Infatti il video mostra la cattura di uno dei terroristi che hanno seminato morte e disperazione all’interno del Crocus City Hall di Mosca. Ovvero la sala da concerti russa nella quale si è consumato un violento atto terroristico che ha mietuto centinaia di vittime innocenti tra morti e feriti.
Ora devo dire che quando mi è giunta la notizia di questo attentato sono rimasto turbato ma non particolarmente stupito. Il perché è presto detto.
Il conflitto in Ucraina, iniziato nel 24 Febbraio del 2022, è stato vinto dalla Russia. E il governo di Kiev non ha alcuna possibilità di riconquistare i territori perduti o imbastire una fantomatica quanto impossibile controffensiva, nonostante abbia ricevuto dalla NATO soldi e armi a pioggia.
Questi sono dati di fatto inoppugnabili e chi afferma il contrario o è in malafede oppure soffre di gravi problemi cognitivi.
Quindi possiamo toccare con mano la profonda frustrazione dell’Occidente che non è riuscito a scalfire la Russia né economicamente né militarmente. E come se non bastasse la popolarità di Vladimir Putin in Patria è addirittura raddoppiata proprio grazie a questo conflitto. Una dinamica che sta facendo letteralmente schiumare di rabbia il mondo a trazione angloamericana. E quindi, dato che la guerra è inconfutabilmente persa, l’unica arma in possesso di Washington & Co. é quella di rendere un po più opaca agli occhi del Mondo la smisurata popolarità del leader russo.
Personalmente non credo alle coincidenze, soprattutto in campo politico e geopolitico. Ogni causa sarà sempre il preludio di un effetto. Prendiamo, per esempio, la lunga intervista che il noto anchorman Tucker Carlson fece proprio al presidente russo nel Febbraio di quest’anno. Quell’intervista ebbe un impatto mediatico smisurato, visualizzata da milioni e milioni di persone nel mondo. In essa Vladimir Putin dimostrò di essere l’esatto opposto dell’immagine che gli aveva appiccicato il mainstream globalista. Ovvero quella di un uomo gretto, ignorante, crudele, odiato dal proprio popolo, assetato di sangue e gravemente affetto da manie di grandezza. Una sorta di Hitler 2.0.
Invece, grazie a Tucker Carlson, il Mondo aveva avuto modo di vedere in Putin un vero statista, colto, intelligente, amato dal popolo e saldamente alla guida del proprio Paese. Facendo crollare, quindi, tutta l’impalcatura propagandistica messa in piedi da USA e UE.
Ma quando la mostrificazione di un nemico di Washington fallisce lo Zio Sam ha sempre pronto un piano B.
Infatti a pochi giorni dalla storica intervista, in un carcere russo, muore misteriosamente Aleksej Navalny. Ovvero il presunto “oppositore di Putin” per antonomasia. Dico “presunto” poiché in realtà Navalny è stato “creato” dall’Occidente. Infatti solo 1/3 della popolazione russa aveva sentito parlare del defunto Aleksej. Mentre a noi occidentali ci è stato fatto credere che Navalny fosse sempre in procinto di rovesciare il governo di Putin per mezzo dell’ennesima “rivoluzione colorata”. Praticamente un vero e proprio bluff. Curioso notare che il personaggio Navalny per l’Occidente sia stato utile sia da vivo che da morto. Da vivo come pseudo antagonista di Putin e da morto come dimostrazione che lo stesso Putin sia un crudele dittatore portato a eliminare fisicamente i propri avversari politici. Possiamo quindi affermare che il povero Navalny sia stato una pallottola sparata due volte. E lo storytelling per il quale il presidente russo sia stato il mandante di un presunto omicidio in carcere fa acqua da tutte le parti. Prima di tutto, come abbiamo visto prima, Navalny aveva un potenziale bacino elettorale composto dai proverbiali quattro gatti, perciò pressoché ininfluente dal punto di vista politico e quindi totalmente innocuo agli occhi di Putin. Inoltre egli stava scontando una pena detentiva in un carcere comune e quindi facilmente infiltrabile da personaggi in grado di corrompere detenuti e guardie carcerarie. Perciò una morte perfettamente programmabile per macchiare la stima del Mondo nei confronti di Vladimir Putin.
Veniamo poi alle elezioni in Russia.
Come tutti sanno, volenti o nolenti, il 17 Marzo del 2024 si sono concluse le elezioni presidenziali che hanno riconfermato Vladimir Putin a capo del Paese con dei numeri che i nostri governanti potrebbero solo sognarsi. Quasi l’80% degli aventi diritto al voto si sono recati alle urne (su 147 milioni di abitanti!) e Putin è stato votato dall’88% dei votanti. Un vero e proprio plebiscito, quindi. Che, ça vas sans dire, ha fatto mangiare le mani dalla rabbia all’establishement occidentale che ha visto confermata la totale inconsistenza del progetto, o pensiero magico, che prevedeva la sconfitta militare ed economica della Russia e una riedizione di Piazzale Loreto per Vladimir Putin.
Ma clamorosamente, a soli 5 giorni dal trionfo elettorale di Putin, avviene il massacro di Mosca che mette in difficoltà il governo.
Anche in questo caso, come per la questione Navalny, è difficile credere alle versioni date dall’Occidente.
Prima di tutto, agli inizi di Marzo, i servizi segreti angloamericani avevano diffuso la notizia di un imminente attacco terroristico che sarebbe dovuto avvenire proprio a Mosca. Senza peraltro fornire altri dettagli utili a prevenire tale attentato. In secondo luogo a poche ore dall’attentato tutto il mondo occidentale all’unisono si è affrettato a precisare che il mandante di tale atto non poteva essere l’Ucraina. E qui la domanda sorge spontanea:”Come fanno ad esserne così certi?”. Par di capire quindi, per una semplice questione di logica, che se scagioni l’Ucraina a priori vuol dire che conosci i veri mandanti. E guarda caso, puntuale come un rutto all’Oktoberfest, torna in campo il gruppo terroristico buono per tutte le stagioni: l’ISIS.
È ormai acclarato che quest’ultimo sia un prodotto occidentale e che non abbia niente a che vedere con l’Islam in quanto tale. Infatti è sempre stato utilizzato per disarticolare quegli stati e quelle nazioni restii ad entrare nella galassia angloamericana. Basti pensare che il famigerato gruppo, stranamente ma non troppo, non ha mai impensierito lo Stato di Israele… Ma poi non si capisce la logica di un attentato dell’ISIS in Russia. Prima di tutto perché il sedicente gruppo terroristico era sparito da tempo e poi perché la Russia è composta da un coacervo di etnie e culture diverse, tra le quali spicca proprio l’Islam. Inoltre nel conflitto tra Russia e Ucraina Vladimir Putin viene supportato anche da truppe cecene di fede islamica raggruppate nel 141° Reggimento Motorizzato “Achmat Kadyrov”. Quindi, ripeto, non si capisce né il senso né la logica di un simile attentato.
E benché tutti i media mainstream occidentali abbiano diffuso una rivendicazione dell’ISIS, nella quale i presunti terroristi si affannano nel definirsi mandanti ed esecutori della strage, la Federazione Russa è di un’opinione diametralmente opposta. E che cioè i mandanti si trovino oltreoceano. Proprio per questo le autorità russe si sono prodigate per catturare gli esecutori della strage vivi. E guarda caso è saltato fuori che i presunti terroristi dell’ISIS non siano altro che 4 disperati pronti a tutto, reclutati nel povero Tagikistan, disposti a compiere una strage per la misera cifra di 500.000 rubli a testa. Più o meno 5.000 euro. Niente di ideologico o religioso, quindi. Solo sicari prezzolati.
Ma ciò che ritengo importante, soprattutto a livello mediatico, è stata proprio la violenta cattura dei quattro criminali che ho descritto all’inizio. Infatti ritengo che la cruenta cattura e l’arresto di costoro sia una perfetta metafora di ciò che potrebbe succedere su più vasta scala a tutti coloro che decidano di mettersi contro la Federazione Russa. Una sorta di monito agli Stati europei che minacciano di attaccare militarmente Mosca. Come dire:”Punirne 4 per educarne 750.000.000″. Occhio per occhio, quindi. Però evidentemente anche l’orecchio vuole la sua parte. E anzi il taglio dell’orecchio potrebbe anche significare:”Chi ha orecchio per intendere intenda!”
Alessio Paolo Morrone
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