LUCA ZAIA NON RIESCE NELLA “GLORIOSA” IMPRESA DI INTRODURRE L’EUTANASIA IN VENETO

Stop nel Consiglio regionale del Veneto alla legge di iniziativa popolare sull’ eutanasia, proposta dall’associazione Coscioni (cioè dai radicali postpannelliani). La norma non ha passato i primi due articoli, richiedenti la maggioranza assoluta. Il secondo, in particolare, è un articolo fondamentale della legge, per cui il presidente Roberto Ciambebetti ha proposto il rinvio in commissione, prontamente approvato dall’assemblea.

La proposta normativa, se non affrontata in questi mesi, rimarrà incardinata all’ordine della futura legislatura.

MI sembra di natura più tecnica che politica, quindi, la natura della battuta di arresto dell’eutanasia in Veneto (chiamata con prolissa ipocrisia “percorso di suicidio medicalmente assistito su richiesta della persona malata”).

In sostanza, nonostante un certo trionfalismo del fronte pro vita, come al solito sono alquanto pessimista: non vi è ancora una irriducibilità e consapevolezza ideologica sul fronte non main stream, troppo debolmente antiglobalista e troppo condizionato dal timore di non apparire privo del “minimo sindacale” di “valori liberali e occidentali”. Ma spero di essere smentito dai fatti.

Il “doge” Luca Zaia sperava molto nella sua paternità della prima approvazione dell’eutanasia in una sanità regionale italiana, ma comunque la gioia gli è stata negata. Non demorderà, sappiamo di che pasta sia fatto: basta andare al mio  vecchio articolo del 2019 “ LE FEROCI POLEMICHE SUL CONGRESSO DELLE FAMIGLIE A VERONA CI CONFERMANO LA NATURA INTOLLERANTE DEI NOSTRI TEMPI, MA PURE CHE DOBBIAMO GUARDARE A MOSCA COME FARO DI CIVILTA’ OCCIDENTALE. Ivi intervenuto, fece la sua prima sparata contro i pro vita ivi convenuti da tutto il mondo affermando: “….mi auguro che qui si possa chiarire una volta per tutte che l’omofobia è una patologia…..”.

A. Martino

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