ALEXANDR DUGIN DOVREBBE INTERVENIRE IN STREAMING AD UN CONVEGNO A LUCCA IL 27 GENNAIO, E SCATTA L’ISTERIA RUSSOFOBICA (E DELL’IGNORANZA).

Nel campo intellettuale si testa con la maggiore evidenza la natura puramente fittizia (e raggiratrice) della dicotomia Destra-Sinistra. D’altronde non a caso, nel linguaggio giornalistico, istituzionale e del dibattito (?) politico, si parla piuttosto di centro-destra e centro-sinistra.

Anche ammesso, quindi, che tali differenze vi siano, sono smussate, addomesticate, ridimensionate fino al livello prescritto (bassissimo) da una comune propensione e tendenza e postura “centrista” (ovvero moderata ovvero opportunista ovvero omologata  ovvero nichilista). Il “moderato”, ovvero il benpensante della politica, è l’ Uomo-Nulla: più che pensare, ficca nel suo cervello concetti che ha sentito “alla TV” o da  altre fonti “autorevoli” dette anche main stream.

Più che parlare, quando non è in ballo la propria vita quotidiana, semplicemente ripete quanto sopra.

Un esempio davvero significativo sono le reazioni isteriche all’annuncio che il 27 gennaio, Alexandr Dugin, in videocollegamento, e quindi nemmeno in presenza fisica, parteciperà (senza alcun patrocinio di una qualsivoglia “autorità”) a un convegno indetto da una associazione culturale di Lucca, di orientamento analogo alle nostre visioni geopolitiche. Ebbene, esse provengono dai locali sia PD che Forza Italia. A mio modo di vedere, significano ciò: litigate pure sulle vostre beghe nazionali o “locali” (vedi polemiche sulla magistratura), ma non scherzate sulle cose “serie” (quali il collocamento internazionale dell’Italia oggi obbligante, tra l’altro, ormai da anni, a una rigorosa e rigida russofobia); in futuro chissà, vuoi vedere che si dirà che “nessuno ce l’ha mai avuta contro la cultura russa ma c’era un aggressore e un aggredito” blablabla..”  

Analoghe levate di scudi si segnalano pure (sempre preventive) a Modena, dove la stampa main stream lancia allarmi per il “risorgere” di lobbies filorusse che tenterebbero di illustrare la ricostruzione di Mariupol. I fatti si commentano da soli, e noi de L’Ortis rischiamo di apparire monotoni fino all’eccesso: non vi è più una reale libertà di opinione e di pensiero, e chi non vuole omologarsi e conformarsi non può che ragionare in termini di dissenso e non di fittizie alternanze, i cui spazi vanno non certo, e detto onestamente, scomparendo, ma indubbiamente, facendosi sempre meno agevoli e di immediata fruizione. Mi colpisce che si sia ormai, alla censura preventiva e intimidatrice, all’additare come “nemico della patria” chi cerchi solo di capire, magari senza neanche condividerle anche in parte, le ragioni di chi, formalmente e alla luce del diritto internazionale, nemico non è.

Alexandr Dugin, che al suo pensiero ha sacrificato addirittura una figlia luminosa speranza della filosofia europea, è ben noto ormai, ai lettori de L’Ortis, e non abbisogna di alcuna ulteriore presentazione da parte mia. Vorrei però far notare che la ultraprogressista, dal cristallino pedigree politicamente corretto casa editrice Feltrinelli (colosso librario e culturale) vende regolarmente i testi del filosofo russo nelle sue librerie diffuse in tutta Italia, e che nel negozio on line sono disponibili attente presentazioni dei testi di Dugin da altri editi. A quando le competenti autorità poliziesche nella sede nazionale della Feltrinelli e di diversi altri editori e venditori, alla ricerca di “prove di collusione col Cremlino”?

Ecco la descrizione, a titolo puramente esemplificativo, nello shop on line di Feltrinelli riguardante Il sole di mezzanotte. Aurora del soggetto radicale (AGA editrice): “ In “Cavalcare la tigre” Julius Evola parla dell’uomo differenziato, costretto a vivere nella modernità pur appartenendo a un mondo differente. Proprio a partire da questa idea nasce il soggetto radicale, vale a dire l’uomo della tradizione gettato in un mondo senza tradizione. Com’è possibile per un tipo umano del genere vivere in un mondo in cui la tradizione non è presente, senza cioè aver ricevuto alcun tipo di tradizione…? Il soggetto radicale non si risveglia quando il fuoco del sacro è acceso, ma quando fuori di sé non trova niente.”

O quella di un testo scritto assieme a Alain De Benoist ( Eurasia, Vladimir Putin e la grande politica edito da Controcorrente): “ Il progetto culturale e politico dell’Eurasia si pone come spazio geopolitico di civiltà, tradizioni, religioni, che convivono e si realizzano a difesa delle identità e del comune destino in opposizione al processo totalitario dell’occidentalizzazione. La sfida americana è una sfida globale. Dunque, anche la risposta deve essere globale. La Russia si è sempre considerata portatrice di una missione che va al di là delle sue frontiere. Per Aleksandr Dugin, il liberalismo e l’atlantismo sono completamente incompatibili con la identità russa. Il suo pensiero affonda le radici nell’insegnamento di filosofi e intellettuali che vanno da Oswald Spengler a Carl Schmitt, da Ernst Jünger a Martin Heidegger, da Julius Evola a René Guénon, da Nicolai Alexeiev a Piotr Savitsky, da Nicolas Trubetskoy a George Vernadsky, ai grandi teorici della geopolitica Rudolf Kjellen e Friedrich Ratzel. Senza trascurare Harold Mackinder, che definiva l’Eurasia cuore geopolitico e geostrategico del mondo, unità organica nata dalla simbiosi tra i mondi russo e turco-musulmano, se non addirittura cinese. L’Eurasia è una potenza continentale tellurica (Terra), alternativa a quella talassocratica (Mare). La potenza americana e l’atlantismo anglosassone cercano di penetrare nell’heartland, il cuore geostrategico e geopolitico del mondo. Le recenti tensioni in Ucraina si spiegano anche in questa chiave. L’Europa non appartiene allo spazio euroasiatico. È una civiltà distinta, libera e indipendente, che deve fronteggiare le avventure egemoniche dell’atlantismo con quanti condividono lo stesso nemico principale: l’alta finanza, il mondialismo, l’omologazione linguistica e dei modelli di vita. In una parola, il “sistema per uccidere i popoli”, di matrice anglo-americana.

Ma cosa volete che ne sappiano, a Lucca, dalle parti dei locali portavoce o passacarte di Tajani o Schlein, di tutti questi libri, paroloni, enunciazioni filosofiche?

Potrebbero però, lasciare, che qualcun altro che ne capisca qualcosa di più se ne occupi.

A. Martino   

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