QUANDO PAPA RATZINGER, MAESTRO DI FEDE E CULTURA, CITO’ DANTE ALIGHIERI L’OTTO DICEMBRE 2006

Nella giornata che la Chiesa (anche quella postcattolica) dedica alla Immacolata Concezione, mi sembra il caso di riportare all’ attenzione dei nostri cari lettori, un significativo stralcio del discorso di Benedetto XVI all’ Angelus dell’otto dicembre 2006.

In esso citò gli straordinari versi di Dante Alighieri tratti dall’ultimo canto del Paradiso (quindi, al termine della Divina Commedia stessa) in cui il nostro sommo poeta tratteggia, in poche parole, uno straordinario concetto teologico.

Dante Alighieri è forse uno dei massimi esempi di Ragione e Sapienza, e Arte aperti al Sacro.  Anzi di più: tutto, nella Sua eccelsa scrittura, è dovuto al senso del Sacro e del Mistero. E’ questo il vero senso dell’opera di Dante Alighieri, che la scuola di oggi, dalle idee confuse in un intrico di storicismi, sociologismi, e psicologismi materialisti, non sa più o forse piuttosto, le è vietato di fornire ai suoi studenti.  

A. Martino

“Cari fratelli e sorelle!

Quest’oggi celebriamo una delle feste della Beata Vergine più belle e popolari: l’Immacolata Concezione. Maria non solo non ha commesso alcun peccato, ma è stata preservata persino da quella comune eredità del genere umano che è la colpa originale. E ciò a motivo della missione alla quale da sempre Dio l’ha destinata: essere la Madre del Redentore. Tutto questo è contenuto nella verità di fede dell’”Immacolata Concezione”. Il fondamento biblico di questo dogma si trova nelle parole che l’Angelo rivolse alla fanciulla di Nazaret: “Rallegrati, piena di grazia, il Signore è con te” (Lc 1,28). “Piena di grazia” – nell’originale greco kecharitoméne – è il nome più bello di Maria, nome che Le ha dato Dio stesso, per indicare che è da sempre e per sempre l’amata, l’eletta, la prescelta per accogliere il dono più prezioso, Gesù, “l’amore incarnato di Dio” (Enc. Deus caritas est, 12).

Possiamo domandarci: perché, tra tutte le donne, Dio ha scelto proprio Maria di Nazaret? La risposta è nascosta nel mistero insondabile della divina volontà. Tuttavia c’è una ragione che il Vangelo pone in evidenza: la sua umiltà. Lo sottolinea bene Dante Alighieri nell’ultimo Canto del Paradiso: “Vergine Madre, figlia del tuo Figlio, / umile ed alta più che creatura, / termine fisso d’eterno consiglio” (Par. XXXIII, 1-3). La Vergine stessa nel “Magnificat”, il suo cantico di lode, questo dice: “L’anima mia magnifica il Signore… perché ha guardato l’umiltà della sua serva” (Lc 1,46.48). Sì, Dio è stato attratto dall’umiltà di Maria, che ha trovato grazia ai suoi occhi (cfr Lc 1,30). E’ diventata così la Madre di Dio, immagine e modello della Chiesa, eletta tra i popoli per ricevere la benedizione del Signore e diffonderla sull’intera famiglia umana. Questa “benedizione” non è altro che Gesù Cristo stesso. E’ Lui la Fonte della grazia, di cui Maria è stata colmata fin dal primo istante della sua esistenza. Ha accolto con fede Gesù e con amore l’ha donato al mondo. Questa è anche la nostra vocazione e la nostra missione, la vocazione e la missione della Chiesa: accogliere Cristo nella nostra vita e donarlo al mondo, “perché il mondo si salvi per mezzo di Lui” (Gv 3,17).

Cari fratelli e sorelle, l’odierna festa dell’Immacolata illumina come un faro il tempo dell’Avvento, che è tempo di vigilante e fiduciosa attesa del Salvatore. Mentre avanziamo incontro a Dio che viene, guardiamo a Maria che “brilla come segno di sicura speranza e di consolazione per il popolo di Dio in cammino” (Lumen gentium, 68). Con questa consapevolezza vi invito a unirvi a me quando, nel pomeriggio, rinnoverò in Piazza di Spagna il tradizionale atto di omaggio a questa dolce Madre per grazia e della grazia. A Lei ci rivolgiamo ora con la preghiera che richiama l’annuncio dell’Angelo……”.

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