LA TRAGEDIA DI GIULIA CECCHETTIN: UN LUTTO CAVALCATO DAL PENSIERO UNICO NICHILISTA E UN DOLORE SPORCATO.
Dei simboli satanici sulla felpa della sorella di Giulia Cecchettin, qui, vorrei che non ci importasse nulla.
Altrettanto, dell’aria raggelante ed esoterica emanante dalle immagini sui socials legati sempre alla stessa; faccio finta di non sapere nulla di uno strano, fantomatico fratello. Faccio finta pure di non avvertire da quelle parti, ancora più che lutto, una gelida gestione mediatica; ma probabilmente è solo una impressione sbagliata dovuta a un contegno di vaga ascendenza mitteleuropea.
Se si cade nella spirale del complottismo no limits, dalla tragica vicenda della povera laureanda veneta uccisa dal folle ex fidanzato, già si intravede che non se ne uscirà fuori: vogliamo metterci pure l’ingegneria biomedica in cui avrebbe dovuto laurearsi la sventurata ed oggetto dell’azienda paterna, in cui può rientrare ogni manipolazione e mistero immaginabile?
Ma non ci voglio cascare, e mantenermi con i piedi per terra. Diciamo che il satanismo è un gadget molto carino e trendy dalle parti della Schlein, e che l’ingegneria biomedica, nell’ambito accademico, è altrettanto modaiola anche se, stranamente, Giulia coltivava un interesse notevole anche per la creatività fumettistica.
E nonostante ogni sforzo di astensione dal cosiddetto complottismo, una prima domanda sorge proverbialmente spontanea: perché tanto rilievo proprio per questo femminicidio, fino al semi lutto nazionale? E’ forse la prima volta che, ahimè, muore una donna ammazzata? Ed allora perché per Giulia tante attenzioni e per le altre no? Che messaggi, più o meno codificati, il Sistema intende mandare?
Sono costretto quindi a considerare fatti miei come cittadino italiano, tanto la incredibile grancassa mediatica sviluppatasi sulla tragedia, quanto la politicizzazione assurda di un fatto di cronaca nera. La cosiddetta sinistra (o meglio il movimento sorosiano in Italia guidato dalla Schlein) ha deciso, con il concorso di parte della famiglia della vittima e l’assistenza della stampa main stream, di sferrare un attacco in grande stile a quanto rimane della visione di mondo e vita naturale, tradizionale e cristiana in Italia. Anche questa volta, con disgustoso cinismo e inquietante crudeltà mentale, sono riusciti a sporcare un lutto e a contaminare il Dolore.
Impressiona effettivamente che come Ely Schlein, Elena Cecchettin sia riuscita a scagliarsi contro il “patriarcato” in un momento simile (direi il peggiore della sua vita, probabilmente). Una tale freddezza e determinazione ideologica, la si potrebbe rintracciare solo, che so, in un Robespierre.
“Patriarcato”, “educazione affettiva” e altre parole d’ordine dei laboratori della open society di Soros piuttosto che dei davosiani o di Bilderberg o dei più alti livelli di massoneria. Si tratta solo, in realtà, di completare l’edificazione del post umano, o trans umano che cavolo ne so, abolendo qualunque distinzione, ruolo, attitudine, convinzione e coscienza, e sesso (quello d’altronde ormai rimpiazzato dal “genere”). Non riesco a ricordare nessun mio nonno come “patriarca” ovvero tiranno fallocratico: alzavano la voce ma non picchiavano nessuno, non obbligarono nessuna figlia a matrimoni forzati; rompevano sì le scatole con militare inflessibilità riguardo orari di rientro e altre formalità. Certo, i miei antenati e le mie antenate non mossero, che io sappia, patrimoni o latifondi attraverso doti o non impararono perversità adolescenziali in certi collegi altolocati; l’opulenza crea immondizia che a sua volta lascia l’amaro in bocca, anche alle generazioni successive.
E si tratta di lavare il cervello con una educazione sentimentale (figura oscenamente rubata al capolavoro di Gustave Flaubert) detta anche affettiva a giovani e giovanissime generazioni che, con apparente follia, sembrano quindi a lorsignori e lorsignore ancora più “maleducati” dei loro nonni o bisnonni. Ragazzi e ragazze, scordatevi di essere tali in base alle caratteristiche anatomiche, consumate in religione neocapitalistica , lodate le “istituzioni” e adorate la Dea Europa.
Ma i mostri li hanno creati proprio quelli che ora se ne ritraggono inorriditi, con la cancellazione del Sacro e della metafisica, con la rimozione del dolore e della problematicità a favore dei Diritti, con i Valori (di borsa) invece delle Idee.
Salvini, in questa occasione, ha balbettato qualcosa, da ministro gli è scappato far presente che il presunto omicida non è ancora giudicato e condannato. Ma colpisce il generale silenzio e la sconfortante passività di una cosiddetta Destra che, un po’ come il cattolicesimo bergogliano, teme solo di non apparire abbastanza aggiornata e politicamente corretta. Ora accettano la lotta al “patriarcato” come ieri si piegarono alla arcobalenizzazione della società; ma cos’altro vi aspettate, da una Meloni o da un Crosetto o da un Tajani?
A. Martino
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